[567,1] Ma come l'uguaglianza è incompatibile con uno stato il
cui principio è l'unità, dal quale vengono necessariamente le gerarchie; così la
disuguaglianza è incompatibile con quello stato, il cui principio è l'opposto
dell'unità, cioè il potere diviso fra ciascheduno, ossia la libertà e
democrazia. La perfetta uguaglianza è la base necessaria della libertà. Vale a
dire, è necessario che fra quelli fra' quali il potere è diviso, non vi sia
squilibrio di potere; e nessuno ne abbia più nè meno di un altro. Perchè in
questo e non in altro è riposta l'idea, l'essenza e il fondamento della libertà.
Ed oltre che senza questo, la libertà non è più vera, nè intera; non può neanche
durare in questa imperfezione. Perchè, come l'unità del potere porta il monarca
ad abusarsene, e passare i limiti; così la maggioranza del potere, porta il
maggiore ad abusarsene, e cercare di accrescerlo; e così le
568 democrazie vengono a ricadere nella monarchia. Nè solamente la
πλεονεξία del potere, ma ogni sorta di πλεονεξία, è incompatibile e mortifera
alla libertà. Nella libertà non bisogna che l'uno abbia sopra l'altro nessun
avvantaggio se non di merito o di stima, in somma di cose che non possano essere
nè invidiate per parte degli altri, nè abusate, e portate oltre i limiti da chi
le possiede. Altrimenti nascono le invidie negli uni, il desiderio di maggior
superiorità negli altri. Questi cercano d'innalzarsi, quelli di non restare al
di sotto, o di conseguire gli stessi vantaggi. Quindi fazioni, discordie,
partiti, clientele, risse, guerre, e alla fine vittoria e preponderanza di un
solo, e monarchia. Perciò gli antichi legislatori, come Licurgo, o i savi repubblicani, come Fabrizio, Catone ec. proibivano le ricchezze, gastigavano chi
possedeva troppo più degli altri (come fece Fabrizio nella censura), proscrivevano il sapere, le scienze, le
arti, la coltura dello spirito, insomma ogni sorta di πλεονεξία. Perciò tutte le
repubbliche e democrazie vere, sono state povere e ignoranti
569 finchè ha durato il loro ben essere. Perciò gli Ateniesi
arrivavano ad esser gelosissimi anche del troppo merito, della virtù segnalata,
della mera gloria, ancorchè spoglia di onori esterni; ed è osservabile che la
superiorità del merito anche fra i Romani fu tanto più sfortunata, quanto la
democrazia era più perfetta, cioè ne' primi tempi, come in Coriolano, in Camillo ec. Colle ricchezze, il lusso, le aderenze,
la coltura degl'ingegni, la {troppa} disuguaglianza
delle dignità, ed onori esteriori, del potere ec. ed anche la sola eccessiva
sproporzione del merito e della pura gloria, perirono, e sempre periranno tutte
le democrazie.