[577,1] 1o. Tutto quello che non ha il suo fondamento nella
natura della cosa, ha un'esistenza sostanzialmente precaria. La cosa può
restare, e la modificazione perire, alterarsi, dimenticarsi abbandonarsi,
diversificarsi in mille guise, non ottenere il suo scopo, restare quanto al nome
e all'apparenza, non quanto al fatto. Insomma le convengono tutte quelle
proprietà, che nelle scuole si attribuiscono all'accidente, e che lo definiscono. Di più, ancorchè resti,
e resti in tutta la sua relativa perfezione o integrità, difficilmente può
giovare, e valere, e tornare in bene, non avendo la sua propria ragione
nell'essenza e natura della cosa.