[729,1] Ma la vera causa per cui gl'italiani, a differenza di
tutti gli altri, non conoscono oggidì altra poesia che la immaginativa, e della
sentimentale sono affatto digiuni, ve la dirò io. In quest'ozio, in
730 questa noia, in questa frivolezza di occupazioni, o
piuttosto dissipazioni, senza scopo, senza vita, in somma senza nè patria {nè guerre nè carriere civili o letterarie} nè altro
oggetto di azioni o di pensieri costanti, l'italiano non è capace di sentir
nulla profondamente, nè difatto egli sente nulla. Tutto il mondo essendo
filosofo, anche l'italiano ha tanto di filosofia che basta e per farlo sempre
più infelice, e per ispegnergli o vero intorpidirgli l'immaginazione, di cui la
natura l'avrebbe dotato; ma non quanta si richiede a conoscere intimamente le
passioni, gli affetti, il cuore umano, e dipingerlo al vivo; oltre che quando
anche potesse conoscergli, non saprebbe dipingergli, giacchè bisogna convenire
che all'italiano d'oggidì manca la massima parte di quello studio ch'è duopo per
iscriver cose, come son queste, difficilissime. Sicchè l'italiano, ancorchè si
metta a scrivere col cuore profondamente commosso, o sullo stesso incominciare
non trova più nulla, e non sapendo che si dire, ricorre ai generali;
731 ovvero volendo esprimere proprio quello ch'ei sente,
non sa farlo, e scrive come un fanciullo.