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[881,1]  La nazione Ebrea così giusta, anzi scrupolosa nell'interno, e rispetto a' suoi, vediamo nella scrittura come si portasse verso gli stranieri. Verso questi ella non avea legge; i precetti del Decalogo non la obbligavano se non verso gli Ebrei: ingannare, conquistare, opprimere, uccidere, sterminare, derubare lo straniero, erano oggetti di valore e di gloria in quella nazione, come in tutte le altre; anzi era oggetto anche di legge, giacchè si sa che la conquista di Canaan fu fatta per ordine Divino, e così cento altre guerre, spesso nell'apparenza ingiuste, co' forestieri. Ed anche oggidì gli Ebrei conservano, e con ragione e congruenza, questa opinione, che non sia peccato l'ingannare, o far male comunque all'esterno, che chiamano {(e specialmente il Cristiano)} Goi  882 ‎‏יֹוגּ‏‎ ossia gentile, e che presso loro suona lo stesso che ai greci barbaro: (v. il Zanolini, il quale dice che, nel plurale però si deve intendere, chiamano oggi i Cristiani ‎‏צנ‏‎‎‏‏‎‎‏‏‎‎‏‏‎‎‏‏‎‎‏‏‎‎‏‏‎‎‏؛‏‎‎‏‏‎‎‏‏‎‎‏‏‎‎‏‏‎‎‏‏‎‎‏‏‎‎‏ס‏‎ goiìm * ) riputando peccato, solamente il far male a' loro nazionali.