[882,1] E con queste osservazioni si deve spiegare una cosa
che può far maraviglia nella Ciropedia. Dove Senofonte vuol dare certamente il modello del buon
re, piuttosto che un'esatta istoria di Ciro. E nondimeno questo buon re, dopo conquistato
l'impero Assirio, diventa modello e maestro della più
fina, fredda, e cupa tirannide. Ma bisogna notare che questo è verso gli Assiri,
laddove verso i suoi Persiani, Senofonte lo fa sempre umanissimo e liberalissimo. Ma egli stima che
sia tanto da buon re l'opprimere lo straniero, e l'assicurarsi in tutti i modi
della sua soggezione, come il conservare una giusta libertà a' nazionali. Senza
la qual distinzione e osservazione, si potrebbe quasi confondere Senofonte con Machiavello, e prendere un grosso abbaglio intorno alla
sua vera intenzione, e all'idea ch'egli ebbe del buon Principe. Nel qual
proposito osserverò che la regola e il metodo di Ciro (o di Senofonte) di preferire in tutto e per tutto i Persiani ai nuovi
sudditi, e dichiarare per tutti i versi, quella,
883
nazion dominante, e queste, soggette e dipendenti, non fu seguito da Alessandro, il quale anzi a costo
d'inimicarsi i Macedoni, pare che tra' suoi sudditi di qualunque nazione volesse
stabilire una perfetta uguaglianza, e quasi preferir fino i conquistati
adottando le vesti e le usanze loro. Il suo scopo fu certo quello di conservarli
piuttosto coll'amore che col timore, e colla forza: e non li stimò schiavi
(secondo il costume di quei tempi), ma sudditi. E quanto ai Romani, vedi in
questo particolare la fine del Capo 6. di
Montesquieu, Grandeur etc.
Oltre che i Romani accordando la cittadinanza a ogni sorta di stranieri
conquistati, gli agguagliavano più che mai potessero ai cittadini e compatrioti:
ma questa cosa non riuscì loro niente bene, com'è noto, e come ho detto in altro
pensiero p. 457.