24. Dic. 1820.
[457,1]
457 Quanto sia vero che l'amore universale distruggendo
l'amor patrio non gli sostituisce verun'altra passione attiva, e {che} quanto più l'amor di corpo guadagna in estensione,
tanto perde in intensità ed efficacia, si può considerare anche da questo, che i
primi sintomi della malattia mortale che distrusse la libertà e quindi la
grandezza di Roma, furono contemporanei alla cittadinanza
data all'italia dopo la guerra sociale, e alla gran
diffusione delle colonie spedite per la prima volta fuori
d'italia per legge di Gracco o di Druso, 30 anni circa dopo l'affare di C. Gracco e 40 circa dopo quello di Tiberio Gracco del quale dice Velleio, (II. 3.) Hoc
initium in {urbe}
Roma civilis sanguinis, gladiorumque
impunitatis fuit.
*
col resto, dove viene a
considerarlo come il principio del guasto e della decadenza di
Roma. Vedilo l.
2. c. 2. c. 6. c. 8. init. et c. 15. et lib. I. c. 15. fine. colle note Varior. Le quali colonie portando con se la
cittadinanza Romana, diffondevano Roma per tutta
l'italia, e poi per tutto l'impero. V. in particolare
Montesquieu, Grandeur etc. ch. 9. p. 99. - 101. {e quivi le note.}
Ainsi Rome
n'étoit pas proprement une Monarchie
458 ou
une République, mais la tête d'un corps formé par tous les peuples
du monde... Les peuples... ne faisoient un corps que par une
obéissance commune; et sans être compatriotes, ils
etoient[étoient] tous
Romains
*
(ch.
6. fin. p. 80. dove però egli parla sotto un altro rapporto). Quando
tutto il mondo fu cittadino Romano, Roma non ebbe più
cittadini; e quando cittadino Romano fu lo stesso che Cosmopolita, non si amò nè
Roma nè il mondo: l'amor patrio di
Roma divenuto cosmopolita, divenne indifferente,
inattivo e nullo: e quando Roma fu lo stesso che il
mondo, non fu più patria di nessuno, e i cittadini Romani, avendo per patria il
mondo, non ebbero nessuna patria, e lo mostrarono col fatto. (24. Dic.
1820.).