[972,1] Questo quanto al gustare. Quanto all'intendere, il
fatto non è meno conforme alle mie osservazioni. Perchè la francese insieme
coll'italiana, è senza contrasto, la nazione meno letterata in materia di
lingue, sia lingue antiche classiche, cioè greca e latina, (nelle quali la
Francia non può in nessun modo paragonarsi
all'inghilterra, Germania,
olanda ec.) sia lingue vive, delle quali la maggior
parte dei francesi si contenta di essere ignorantissima, o di saperne quanto
basta per usurpare il diritto di sparlarne, e giudicarne a sproposito e al
rovescio. Nell'italia (dove però l'ignoranza non è tanto
compagna della temerità)
973 il poco studio delle lingue
morte o vive, nasce dalla misera costituzione del paese, e dalla generale
inerzia che non senza troppo naturali e necessarie cagioni, vi regna. Ed ella
non è più al di sotto in genere, di quello che in ogni altro, o di studi, o di
qualsivoglia disciplina, e professione della vita. Ma nella
Francia le circostanze sono opposte: in luogo che vi
regni l'inerzia, vi regna l'attività e le ragioni di lei; in luogo che vi regni
l'ignoranza, vi regnano tutte le altre maniere di coltura; tutti gli {altri} studi, e tutte le buone discipline e professioni
fioriscono in Francia da lungo tempo; la sua posizione
geografica, e tutte le altre sue circostanze la pongono in continua e viva ed
orale relazione co' forestieri,
tanto nell'interno della Francia stessa, quanto fuori.
Perchè dunque ella si distingue assolutamente dalle altre nazioni nella poca e
poco generale coltura delle lingue altrui, vive o morte? Fra le altre cagioni
che si potrebbero addurre, io stimo una delle principali quella che ho detto,
cioè la difficoltà che oppone la loro stessa lingua all'intelligenza e
sentimento delle altre, e l'insufficienza dello strumento che hanno per
procacciarsi {e} la cognizione, e il gusto delle lingue
altrui.