[988,2] 3. Resta memoria di parecchie traduzioni fatte dal
greco in latino anche ne' buoni tempi, e fino dagli ottimi scrittori latini,
come Cicerone. Ed anche restano di
queste traduzioni, o intere o in frammenti, come quelle di Arato
{fatte da Cicerone e
da Germanico,} quella del
Timeo di Cic., quelle
di Menandro fatte da Terenzio, quelle fatte da Apuleio o attribuite a lui, quelle
dell'Odissea fatta da Livio Andronico, dell'Iliade da Accio Labeone, da Cneo Mattio o Mazzio, da Ninnio
Crasso, (Fabric.
B. Gr. 1. 297.) ec. {tutte anteriori a Costantino.}
{+v. Andrès, Stor. della
letteratura, edizione di Venezia,
Vitto. t. 9. p. 328 - 329. cioè Parte 2. lib. 4. c. 3.
principio.} Non così nessuna traduzione, che sappia io, si
rammenta dal latino in greco, se non dopo Costantino, e quasi tutte di opere teologiche {o
ecclesiastiche} o sacre, cioè scientifiche e appartenenti a quella
scienza che allora prevaleva, non mai letterarie. {V. Andrès, t. 9. p. 330. fine.} La
traslazione di Eutropio fatta da Peanio che ci rimane, e l'altra
perduta di un Capitone Licio, non
pare che si possano riferire a letteratura, trattandosi di un compendio
ristrettissimo di storia, fatto a solo uso, {possiamo dire,
elementare.}
989 E si può dire con verità quanto alla letteratura,
che la comunicazione che v'ebbe fra la greca e la romana, non fu {mai} per nessunissimo conto reciproca, neppur dopo che
la letteratura Romana era già grandissima e nobilissima, anzi superiore assai
alla letteratura greca contemporanea.