[3111,1]
3111 L'altro interesse, cioè quello della compassione,
non poteva Omero introdurlo nel suo
poema in modo ch'ei si riferisse ad Achille o ai greci; non poteva, dico, per le suddette ragioni.
Solamente poteva fare che la compassione si riferisse pur talvolta ai greci o a
qualcuno di loro, come a soggetti secondarii e accidentalmente {(qual è p. e. Patroclo),} non come a soggetto primario della compassione,
al qual soggetto tendessero tutte le fila del poema. Questo soggetto ei lo prese
nella parte contraria alla greca, in quella parte alla quale doveva appartener
la sventura, se alla greca doveva appartener la felicità. Egli scelse o finse
tra' nemici un Eroe per così dir, di sventura, il quale fosse opposto all'Eroe
della fortuna, e l'interesse del quale dovesse perpetuamente bilanciare e
contrastare e accompagnare l'interesse dell'altro nell'animo de' lettori. Questo
Eroe sfortunato ei lo fece inferiore di forze ad Achille, ed anche ad Aiace e a Diomede, perchè la superiorita delle forze doveva
3112 esser l'attributo e la lode principale della parte greca (lode
ch'era ai tempi eroici la più grande); ma oltre che di forze eziandio lo fe'
superiore a tutti gli altri greci e troiani, di coraggio e magnanimità lo fece
pari allo stesso Achille, e nel
rimanente ornandolo di qualità diverse da quelle di costui, lo venne però a far
tale che tanto pesasse egli quanto questi. Somma pietà verso gli Dei, verso la
patria, verso i parenti, somma affabilità, giovanezza, e viril bellezza sopra
ogni altra (giacchè quella di Paride non era virile) della sua parte. Di più
accortezza e destrezza nel maneggio della guerra e {nel
govño[governo]} delle battaglie,
vigilanza, provvidenza, cura degli amici, pazienza delle fatiche, arte di
parlare ne' consigli pubblici o a' soldati, disprezzo d'ogni pericolo, l'onore
stimato sopra ogni cosa, come quando ei ricusa di entrare nella città vedendosi
venir sopra Achille, e dopo l'onore, la
patria; costanza ec. ec. In somma com'egli aveva fatto in Achille un uomo
3113 sommamente ammirabile, così fece e volle fare in
Ettore un eroe sommamente amabile. E come la
vittoria riportata da Achille sopra
l'invincibile Ettore, porta al colmo l'ammirazione per colui, così la sventura di
Ettore mette
il colmo alla sua amabilità e volge l'amore in compassione, la quale cadendo
sopra un oggetto amabile è il colmo per così dire del sentimento amoroso. Molte
sventure e di greci e di troiani si narrano o fingono nella iliade, ma quella di Ettore è lo scopo del poema, ad
essa tendono tutte le fila del medesimo niente meno e del paro che alla vittoria
di Achille, e sempre unitamente: in
essa il poema si chiude. Alle quali cose mirando il nostro Cesarotti, e giudicando che Ettore fosse il principal
soggetto dell'interesse nella iliade, e la sua
sventura per se medesima il principale scopo ed assunto del poema,
prosuntuosamente ne volle cangiare il titolo e intitolarlo la morte d'Ettore, stimando che Omero non avesse bene inteso se
3114 stesso
e la sua propria intenzione quando ne' primi versi della iliade annunziò espressamente un altro assunto. Nel che s'ingannò
grandemente, per non aver mirato alla natura umana, alle qualità di que' tempi,
alle circostanze di Omero (giacchè se
oggi nell'iliade l'unico, non che principale,
interesse è per Ettore, non così fu anticamente, nè tale fu l'intenzione di Omero scrivendo ai greci), e per avere
avuto l'occhio alle moderne opinioni circa l'unità dell'interesse e del soggetto
principale. Ma come nell'intenzione di Omero l'unico interesse non dovette esser quello di Achille, nè l'unico soggetto e scopo la
sua vittoria per se medesima, altrimenti egli non gli avrebbe posto incontro un
tal Eroe qual fa Ettore; così neanche l'interesse d'Ettore dovette esser l'unico, nè
la sua sventura per se medesima l'unico soggetto e scopo del poema. Doppio
dovette essere secondo l'intenzione di Omero, e doppio infatti riuscì
3115 a'
lettori o uditori greci l'interesse, lo scopo, e l'Eroe del poema.