Conformità de' presenti costumi d'Europa.
Conformity of current European customs.
147,1 148,1 151,1 1831,2 2405,1[147,1] Tutto quello, {si può dire,}
che i moderni viaggiatori osservano e raccontano di curioso e singolare nei
costumi e {nelle usanze} delle nazioni incivilite, non
è altro che un avanzo di antiche istituzioni, massimamente se quelle
particolarità spettano alle classi colte. Perchè la natura quando è più libera,
come anticamente, e ora in gran parte appresso il popolo, è sempre varia. Ma
certamente nel moderno non troveranno niente di singolare nè di curioso, e tutto
quello che c'è da vedere negli altri paesi possono far conto di averlo veduto
nel proprio senza viaggiare. Eccetto le piccole differenze provenienti dal clima
e dal carattere di ciaschedun popolo, i quali però vanno sempre cedendo
all'impulso moderno di uguagliare ogni cosa, e certamente da per tutto, massime
nelle classi colte, si ha cura di allontanare tutto quello che c'è di singolare
e di proprio nei costumi della nazione, e di non distinguersi dagli altri se non
per una maggior somiglianza col resto degli uomini. E in genere si può dire che
la tendenza dello spirito moderno è di ridurre tutto il mondo una nazione, e
tutte le nazioni una sola persona. Non c'è più vestito proprio di nessun popolo,
e le mode in vece d'esser nazionali, sono europee ec: anche la lingua oramai
divien tutt'una per la gran propagazione del francese, la quale io non riprendo
in quanto all'utile, ma bene in quanto al bello.
[148,1]
148
Ora quell'ἔρις che Esiodo dice essere un dono degli Dei per promuovere il bene e l'accrescimento degli uomini,
si può dire che sia tolta di mezzo fra le nazioni, e quasi anche fra
gl'individui. Una volta le nazioni cercavano di superar le altre, ora cercano di
somigliarle, e non sono mai così superbe come quando credono di esserci
riuscite. Così gl'individui. A che scopo, a che grandezza a che incremento può
portare questa bella gara? Anche l'imitare è una tendenza naturale, ma ella
giova, quando ci porta a cercar la somiglianza coi grandi e cogli ottimi. Ma chi
cerca di somigliare a tutti? anzi perciò appunto sfugge di somigliare ai grandi
e agli ottimi, perchè questi si distinguono dagli altri? Quando saremo tutti
uguali, lascio stare che bellezza che varietà troveremo nel mondo, ma domando io
che utile ce ne verrà? Massimamente alle nazioni (perchè il male è naturalmente
più grande nei rapporti di nazione a nazione, che d'individuo a individuo) che
stimolo resterà alle grandi cose, e che speranza di grandezza, quando il suo
scopo non sia altro che l'uguagliarsi a tutte le altre? Non era questo lo scopo
delle nazioni antiche. E non si creda che l'uguagliarsi nei costumi e nelle
usanze, senza però volersi uguagliare nel potere nella ricchezza nell'industria
nel commercio ec. non debba influire sommamente anche sopra queste altre cose,
influendo sullo spirito generale della nazione. Poco dopo che
Roma fu divenuta una specie di colonia greca in fatto
di costumi e letteratura, divenne serva come greci.
[151,1] Anche nell'interiore quasi tutti gli uomini oggidì
sono uguali nei principii nei costumi nel vizio nell'egoismo ec. Sono tutti
uguali e tutti separati, laddove anticamente erano tutti diversi e tutti uniti,
e perciò atti alle grandi cose, alle quasi[quali] noi siamo inettissimi trovandoci tutti soli. E la stessa
nostra uguaglianza è (cosa curiosa) il motivo della nostra disunione, che nasce
dall'universale egoismo. (4. Luglio 1820.).
[1831,2] Tutte le città fuor di mano hanno qualche
particolarità di costumi, dialetto, accento, indole ecc. che le distingue sì dal
generale della nazione sì l'una dall'altra. E si trova, proporzionatamente
parlando, maggior varietà di costume scorrendo un piccolo circondario
1832 posto fuor di mano, che non si trova scorrendo da
capo a piedi un intero regno, ed anche più regni {e
nazioni,} per le vie postali. Tanto la natura è varia, e l'arte
monotona; e tanto è vero che la civilizzazione tende essenzialmente ad
uniformare. (3. Ott. 1821.).
[2405,1] Essendo vissuto lunghissimo tempo in città piccola,
e fra gente lontanissima da quel che si chiama buon tuono, e spirito di mondo,
quantunque io non abbia più che tanta pratica della così detta buona società, mi
par nondimeno
2406 di avere in mano bastanti
comparazioni per potere affermare che ne' paesi piccoli, e fra gli uomini e le
società di piccolo spirito, si apprende assai più della natura umana, e {sì} del carattere generale, sì de' caratteri accidentali
degli uomini, di quello che si possa fare nelle grandi città, e nella perfetta
conversazione. Perchè, oltre che in queste gli uomini son sempre mascherati, e
d'apparenze lontanissime dalla sostanza, e dai caratteri loro individuali; oltre
che sono tanto più lontani dalla natura, e dal vero carattere generale
dell'uomo, e lo sono, non solo per finzione, ma anche per carattere acquisito;
il principale è che son tutti appresso a poco d'una forma, sì ciascuno di essi,
come ciascuna di tali società rispetto alle altre. Laonde veduto e conosciuto un
uomo solo, si può dir che tutti, poco più poco meno, sieno veduti e conosciuti.
Al contrario di quel che succede nelle città piccole, e nella piccola società,
dove non è individuo, che non offra qualche nuova scoperta circa le qualità di
cui la natura umana è capace. Maggior varietà si trova fra questi tali uomini
che nelle stesse campagne (o fra' selvaggi, o non inciviliti ec.)
2407 perchè gli uomini affatto o quasi affatto incolti,
sono abbastanza vicini alla natura (ch'è una qualità e un tipo generale) per
rassomigliarsi moltissimo scambievolmente, mediante la stessa natura. Questi
sono simili fra loro, quelli che sono perfettamente o quasi perfettamente colti,
si può dir che sieno uguali gli {uni agli} altri, in
virtù dell'incivilimento che tende per essenza ad uniformare. Lo stato di mezzo
è il più vario, il più suscettivo di diverse qualità, e il più conformabile
secondo le circostanze relative e individuali. Queste osservazioni si possono
estendere, e distinguere in diversi modi. P. e. si conosce assai meglio la
natura umana e la sua capacità di forme, esaminando un uomo volgare, che un
dotto, un filosofo, uno esperimentato negli affari, o vissuto nel gran mondo ec.
ec.; assai meglio esaminando il carattere di una società piccola, che d'una
grande; assai meglio esaminando una nazione non perfettamente colta, che una
perfettamente civile (spagnuoli, tedeschi-italiani- francesi); assai meglio
esaminando lo spirito di quella tal nazione civile, o delle sue parti, lontano
dalla capitale, o dal centro
2408 della società
nazionale, ch'esaminando la società di essa capitale ec. Così dico ancora del
carattere nazionale, il quale p. e. rispetto ai francesi, si conoscerà molto
meglio esaminando la società della Bretagna, o della
Provenza, che quella di
Parigi. (30. Aprile. 1822.).
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