[144,1] È cosa già molte volte osservata che come le Accademie
scientifiche forse hanno giovato alle scienze, promosse e facilitate le
145 scoperte ec. così le letterarie hanno piuttosto
pregiudicato alla letteratura. Infatti le Accademie scientifiche non hanno quasi
mai seguito un sistema di filosofia, ma lasciato il campo libero al ritrovamento
della verità, qualunque sistema ne dovesse esser favorito, e massimamente nelle
cose naturali era difficile seguire un sistema, dovendo promuovere le scoperte
che non possono derivare se non dal vero, e non si può prevedere che cosa
riveleranno, e a che sistema si adatteranno. Se avessero seguito un sistema,
avrebbero pregiudicato alle scienze, come le Accademie letterarie alla
letteratura. Il fatto sta che questa benchè abbia le sue regole, tuttavia il
porre in chiaro queste regole, e il decretarle e il farne un codice, non le ha
mai giovato. Tutti i grandi poeti greci sono stati prima di Aristotele, e tutti i latini prima o contemporaneamente
ad Orazio. Ma dunque non giova che il
buon gusto sia promosso e promulgato, e costituito per norma delle opere
letterarie? Certamente ci vuole il buon gusto in una nazione ma questo
dev'essere negl'individui e nella nazione intiera, e non in un'adunanza
cattedratica, e legislatrice, e in una dittatura. Primieramente non è facile il
promuovere le opere di genio. Gli onori la gloria gli applausi i vantaggi sono
mezzi efficacissimi per promuoverle, ma non quegli onori e quella gloria che
derivano dagli applausi di un'Accademia. Gli antichi greci e anche i romani
avevano le loro gare pubbliche letterarie, ed Erodoto scrisse la sua storia per leggerla al popolo. Questo era ben
altro stimolo che quello di una piccola società tutta di persone coltissime e
istruitissime dove l'effetto non può esser mai quello che si fa nel popolo, e
per piacere ai critici si scrive 1. con timore, cosa mortifera, 2. si cercano
cose straordinarie, finezze, spirito, mille bagattelle. Il solo popolo
ascoltatore può far nascere l'originalità la grandezza e la
146 naturalezza della composizione. In secondo luogo se il promuovere
il genio non giova, se gli sproni non l'aiutano, il freno l'ammazza, intendo un
freno messogli dagli altri e non dal proprio giudizio. Se questo manca, non ci è
rimedio, ma la magistratura letteraria non fa nascere le virtù letterarie, se
non ci sono i buoni costumi, intendo il retto giudizio e il buon gusto. Ma se il
gusto è corrotto non gioverà il promulgarlo, il ristabilirlo ec.? Gioverà,
voglio dire che le Accademie riusciranno a fare che non si scriva più male, ma
non che si scriva bene. L'Arcadia fu stabilita per isbandire il seicentismo. Fu
sbandito, ma lo stile Arcadico è un nome derisorio che si dà in
italia a quelle poesie che {non} sanno di carne nè pesce. Ora che rimedio trovereste al cattivo
gusto? Ripeto quello che ho detto nel principio dei miei pensieri p.
4. Quasi tutte le nazioni colte dopo il loro secol d'oro, hanno avuto
quello della corruzione, e ne sono risorte. Ma dopo questo, un numero di
scrittori veramente grandi e paragonabili ai primi (dico in letteratura, non in
fatto di pensieri, filosofia ec.), in somma un altro secol d'oro è un esempio
che ancora mi resta da vedere. Negli ottimi secoli i grandi scrittori avevano
modelli del buono da seguire, ma non del cattivo da fuggire. Quelli possono
giovare, questi nocciono. Dico che i cattivi scrittori che si avevano, sì come
non formavano classe, perchè il gusto universale era buono, si dimenticavano
affatto, e si sapeva a un di presso in generale che non piacevano, piuttosto che
perchè non piacevano. Certamente l'idea de' loro vizi non era specificata, nè i
difetti notati per minuto{, e si vede infatti che anche sommi
scrittori cadevano in difetti puerili.} In somma la scienza del buono
e del cattivo non era organizzata, nè sminuzzata. Il gusto naturale tenea luogo
di tutto. Dopo la corruzione i letterati si rialzano tutti sbigottiti. Entrano
gli scrupoli, le paure, le sottigliezze. Si pesa
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ogni cosa, si aguzzano gli occhi, si va col piede di piombo, ogni legge ogni
regola ogni idea è ben definita e circoscritta, si prevedono tutti i casi, il
gusto non è più naturale ma artefatto, o lo diviene, perchè nessuno crede di
potersi contentare del gusto naturale, l'arte e la critica vanno al sommo, la
natura si perde (forse ella può più nel secolo guasto che nel seguente), nascono
opere perfette ma non belle. (2. Luglio 1820.).
[161,1] In proposito di quello che ho detto p. 145. osservate come infatti
l'eloquenza {vera} non abbia fiorito mai se non quando
ha avuto il popolo per uditore. Intendo un popolo padrone di se, e non servo, un
popolo vivo e non un popolo morto, sia per la sua condizione in genere, sia in
quella tal congiuntura, come alle nostre prediche il popolo non è vivo, non ha
azione ec. ec. Oltre che il soggetto delle prediche non ha il movimento,
l'azione, la vita necessarie alla grande eloquenza, e perciò quella del pergamo,
quando anche sia somma e perfetta, è tutt'altra eloquenza che l'antica, e forma
162 un genere a parte. Del resto appena le
repubbliche e la libertà si sono spente, le assemblee, le società, i tribunali,
le corti, non hanno mai sentito la vera eloquenza, non essendo uditorii capaci
di suscitarla. E questo probabilmente è uno de' motivi per cui la
repubblica di Venezia non ha avuto mai eloquenza, perch'era una
repubblica aristocratica e non democratica. Vedete quello che dice Cic.
nell'orazione per
Deiotaro capo 2.