[1372,1] È verissimo che la chiarezza dell'espressione
principalmente deriva dalla chiarezza con cui lo scrittore o il parlatore
concepisce ed ha in mente quella tale idea. Quel metafisico il quale non veda
ben chiaro in quel tal punto, quello storico il quale non conosca bene quel
fatto ec. ec. riusciranno oscurissimi al lettore, come a se stessi. Ma ciò
specialmente accade quando lo scrittore non vuole nè confessare, nè dare a
vedere {che} quella cosa non l'intende chiaramente,
perchè anche le cose che noi vediamo oscuramente possiamo, fare che il lettore
la[le] veda nello stesso modo, e ci
esprimeremo sempre con chiarezza, se faremo vedere al lettore qualunque idea tal
quale noi la concepiamo, e tal quale sta e giace nella nostra mente. Perchè
l'effetto della chiarezza non è propriamente far concepire al lettore un'idea
chiara di una cosa in se stessa, ma un'idea chiara dello stato preciso della
nostra mente, o ch'ella veda chiaro, o veda scuro; giacchè
1373 questo è fuor del caso, e indifferente alla chiarezza della
scrittura o dell'espressione propriamente considerata, e in se stessa.
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