Marcaurelio e Federico: parallelo della filosofia antica e della moderna sul trono.
Marcus Aurelius and Frederick: a comparison of ancient and modern philosophy on the throne.
4096,3[4096,3] Chi vuol vedere la differenza che passa tra l'antica
filosofia e la moderna, e quel che di questa ci possiamo promettere, le
consideri ambedue sul trono, cioè ἐξουσίαν
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λαβούσας, la quale non hanno i filosofi privati. Ora se egli è vero che la
qualità d'ogni cosa non d'altronde si conosca meglio e più veramente che dagli
effetti, da quelli de' principi filosofi si dovrà giudicare delle due filosofie
meglio che da' privati, i quali hanno per necessità più parole che effetti, o
effetti più deboli, e più desiderii e progetti che esecuzioni, perchè quel che
vogliono, massime in cose grandi e rilevanti, nol possono. Paragoninsi dunque
fra loro Marcaurelio e Federico, ambedue, si può dire, perfetti
nella rispettiva filosofia, ambedue filosofi in parole e in opere, e
corrispondenti ne' loro fatti alle loro massime. E si troverà quello in un
secolo inclinante alla barbarie essere stato il padre de' suoi popoli ed esempio
di virtù {morali} d'ogni genere anche a' privati ed a
tutti i tempi. Questo in un secolo sommamente civile essere stato il maggior
despota possibile, il più freddo egoista verso i suoi popoli, il più
indifferente al loro bene e curante del proprio, e solito e determinato ad
antepor questo a quello, il maggior disprezzatore {#1. dico ne' fatti e in parte eziandio ne' detti.}
della morale in quanto morale, della virtù in quanto virtù, e del giusto come
giusto; in somma, se non il più vizioso (chè egli non l'era per calcolo), certo
il men virtuoso principe del suo tempo, e forse di tutti i tempi, perchè non
avendo niuna delle virtù che vengono, o vogliamo dir venivano dalla forza della
mente, mancava anche di quelle che nascono dalla debolezza (come {n'}erano in Luigi
XV.). Fu anche disaffezionato stranamente alla sua patria, come gli è
stato
4098 agramente rimproverato dai Tedeschi e fra
gli altri da Klopstock, decisamente
vago delle cose straniere, e solito d'antepor gli stranieri ai suoi
nell'affetto, nella inclinazione e nei fatti. (1. Giugno.
1824.).