[2728,1] Ma io escludo dal bene scrivere i professori di
scienze matematiche o fisiche, e {di quelle} che
tengono dell'uno e dell'altro genere insieme, o che all'uno o all'altro
s'avvicinano. E di questa sorta di scienze in verità non abbiamo buoni {ed eleganti} scrittori nè antichi nè moderni, se non
pochissimi. I greci trattavano queste scienze in modo mezzo poetico, perchè poco
sperimentavano e molto immaginavano. Quindi erano in esse meno lontani
dall'eleganza. Ma certo essi ne furono tanto più lontani, quanto più furono
esatti. {+Platone è fuori di questa classe.} Gli antichi
lodano assai lo stile d'Aristotele e di
Teofrasto. Può essere ch'abbiano
riguardo ai loro scritti politici, morali, metafisici, piuttosto che ai
naturali. Io dico il vero che nè in questi
2729 nè in
quelli non sento grand'eleganza. {+(Quel ch'io ci trovo è
purità di lingua e un sufficiente e moderato atticismo: l'uno e l'altro,
effetto del secolo e della {dimora} anzi che
dello scrittore {, e insomma natura e non
arte}. Niuna eleganza però nè di stile nè di parole. Anzi sovente grandissima
negligenza sì nella scelta sì nell'ordine e congiuntura de' vocaboli; poca
proprietà, e non di rado niuna sintassi.)} Ben la sento e moltissima
in Celso, vero e forse unico modello
fra gli antichi e i moderni del bello stile scientifico-esatto. Col quale si
potrà forse mettere Ippocrate. I latini
ebbero pochi scrittori scientifici-esatti. E di questi, fuori di Celso, qual è che si possa chiamare
elegante? Non certamente Plinio, il
quale se si vorrà chiamar puro, si chiamera così, perchè anch'egli per noi fa
testo di latinità. Lascio Mela, Solino, Varrone, Vegezio, Columella ec. Il
nostro Galileo lo chiami elegante chi non
conosce la nostra lingua, e non ha senso dell'eleganza. (V. Giordani, Vita del Cardinale
Pallavicino). Il Buffon sarebbe unico fra' moderni per il modo elegante di trattare le
scienze esatte: ma oltre che la storia naturale si presta all'eleganza più
d'ogni altra di queste scienze; tutto ciò che è elegante in lui, è estrinseco
alla scienza propriamente detta,
2730 ed appartiene a
quella che io chiamo qui filosofia propria, la quale si può applicare ad ogni
sorta di soggetti. Così
fece il Bailly nell'Astronomia. Sempre
che usciamo dei termini dottrinali e insegnativi d'una scienza esatta, siamo
fuori del nostro caso. La scienza non è più la materia {ma
l'occasione} di tali scritture; {+non s'impara la scienza da esse, nè questa fa progressi
diretti, per mezzo loro, nè riceve aumento diretto dalle proposizioni
ch'esse contengono:} elle sono considerazioni sopra la scienza.
(28. Maggio. Vigilia del Corpus Domini. 1823.). {{I pensieri di Buffon non compongono e non espongono la scienza, non sono e non
contengono i dogmi della medesima, o nuovi dogmi ch'esso {le} aggiunga, ma la considerano, e versano sopra di lei e sopra i
suoi dogmi. Si può ornare una materia coi pensieri e colle parole. Tutte le
materie sono capaci dell'ornamento de' pensieri, perchè sopra ogni cosa si
può pensare, e stendersi col pensiero quanto si voglia, più o meno lontano
dalla materia strettamente presa. Ma non tutte si possono ornare colle
parole. Il Buffon adornò la
scienza con pensieri
2731 filosofici, e a questi
pensieri non somministrati ma occasionati dalla storia naturale, applicò
l'eleganza delle parole, perch'essi n'erano materia capace. Ma i fisici, i
matematici ordinariamente non possono e non vogliono andar dietro a tali
pensieri, ma si ristringono alla sola scienza.}}