[1450,1] Da quanto ho detto altrove p. 1254 che
l'ingegno è facilità di assuefarsi, e che questa facilità include quella di
mutare assuefazioni, di contrarne delle nuove in pregiudizio delle passate ec.
risulta che i grandi ingegni denno ordinariamente esser mutabilissimi (di
opinioni, di gusti, di stili, di modi, ec. ec.) non già per
1451 quella volubilità che nasce da leggerezza, e questa da poca forza
d'ingegno e di concezioni e sensazioni ec. ma per la facilità di assuefarsi, e
quindi di far progressi. Però la mutabilità, quando conduca sempre più avanti,
ancorchè produca nell'uomo delle condizioni tutte contrarie alle passate, è
sempre indizio di grande ingegno, anzi sua necessaria qualità. Ed infatti
grandissima differenza si suol trovare p. e. tra le prime e le ultime opere di
un grande scrittore (sia nel genere, sia nello stile, sia nelle opinioni, sia
ne' pregi particolari o qualità ec. sia in tutte queste cose insieme), e nessuna
o pochissima in quelle de' mediocri, o degl'infimi. Paragonate il Rinaldo del Tasso, o la prima Tragedia
del Metastasio o dell'Alfieri colle ultime ec. Così pure
nelle inclinazioni della vita o degli studi, ne' gusti letterarii ec. Così dico
anche rispetto alle sue assuefazioni e abilità materiali ec. (4. Agos.
1821.).