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Nascimento dell'uomo.

Birth of man.

68,3 2607,1 2672,1 2673,2

[68,3]  Il nascere istesso dell'uomo cioè il cominciamento della sua vita, è un pericolo della vita, come apparisce dal gran numero di coloro per cui la nascita è cagione di morte, non reggendo al travaglio e ai disagi che il bambino prova nel nascere. E nota  69 ch'io credo che esaminando si troverà che fra le bestie un molto minor numero {proporzionatamente} perisce in questo pericolo, colpa probabilmente della natura umana guasta e indebolita dall'incivilimento.

[2607,1]  Così tosto come il bambino è nato, convien che la madre che in quel punto lo mette al mondo, lo consoli, {accheti il suo pianto,} e gli alleggerisca il peso di quell'esistenza che gli dà. E l'uno de' principali uffizi de' buoni genitori nella fanciullezza e nella prima gioventù de' loro figliuoli, si è quello di consolarli, {d'incoraggiarli alla vita;} perciocchè i dolori e i mali e le passioni riescono in quell'età molto più gravi, che non a quelli che per lunga esperienza, o solamente per esser più lungo tempo vissuti, sono assuefatti a patire. E in verità conviene che il buon padre e la buona madre studiandosi di racconsolare i loro figliuoli, emendino alla meglio, ed alleggeriscano il danno che loro hanno fatto col procrearli. Per Dio! perchè dunque nasce l'uomo? e perchè genera? per poi racconsolar quelli che ha generati del medesimo essere stati generati? (13. Agosto 1822.).

[2672,1]   2672 Le plus grand des malheurs est de naître, le plus grand des bonheurs, de mourir. (Sophocl. Oedip. Colon. v. 1289. Bacchyl. [Epinici] et alii ap. Stob. serm. 96. p. 530. 531. Cic. tusc. l. 1. c. 48. t. 2. p. 273.) La vie, disoit Pindare, n'est que le rêve d'une ombre (Pyth. 8. v. 136.); image sublime, et qui d'un seul trait peint tout le néant de l'homme. * Même ouvrage. ch. 28. p. 137. t. 3. (10. Feb. 1823.).

[2673,2]  Pianger si de' il nascente ch'incomincia Or a solcare il mar di tanti mali, E con gioia al sepolcro s'accompagni L'uscito de' travagli della vita. * Poeta antico appo Plutarco Come debba il giovane udir le poesie, volgarizzamento di Marcello Adriani il giovane, pagina ultima, cioè p. 169. del tomo primo Opuscoli morali di Plutarco volgarizzati da Marcello Adriani il giovine stampati per la prima volta in Firenze, Piatti, 1819. (19. Feb. 1823.). {{V. la p. seg. [p. 2674,3]}}