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Pentimento.

Regret.

188,2 65,1 466,1 476,1 1400,1

[188,2]  Nessun dolore cagionato da nessuna sventura, è paragonabile a quello che cagiona una disgrazia grave e irrimediabile, la quale sentiamo ch'è venuta da noi, e che potevamo schivarla, in somma al pentimento vivo e vero.

[65,1]  Diceva una volta mia madre a Pietrino che piangeva per una cannuccia gittatagli per la finestra da Luigi: non piangere, non piangere che a ogni modo ce l'avrei gittata io. E quegli si consolava perchè anche in altro caso l'avrebbe perduta. Osservazioni intorno a questo effetto comunissimo negli uomini, e a quell'altro suo affine, cioè che noi ci consoliamo e ci diamo pace quando ci persuadiamo che quel bene non era in nostra balìa d'ottenerlo, nè quel male di schivarlo, e però cerchiamo di persuadercene, e non potendo, siamo disperati, quantunque il male in tutti i modi si rimanga lo stesso. {{v. p. 188.}} {{v. a questo proposito il Manuale di Epitteto.}}

[466,1]   466 Sopra ogni dolore d'ogni sventura si può riposare, fuorchè sopra il pentimento. Nel pentimento non c'è riposo nè pace, e perciò è la maggiore o la più acerba di tutte le disgrazie, come ho detto in altri pensieri p. 65 p. 188. (2. Gen. 1821.) {{V. p. 476. capoverso 1.}}

[476,1]  Alla p. 466. pensiero 1. Quippe ita se res habet, ut plerumque, qui fortunam mutaturus Deus, * (Voss. leg. cui fortunam. al. delent τὸ qui, et melius) consilia corrumpat, efficiatq., quod miserrimum est, ut quod accidit, etiam merito accidisse videatur, et casus in culpam transeat. * Velleio II. 118. sect. 4. (6. Gen. 1821.)

[1400,1]  Il pentimento il quale in altri pensieri ho detto p. 188 p. 466 che aggrava il male quasi della metà, quando non possiamo dissimularci che ci è avvenuto per nostra colpa, aggrava pure {nella stessa proporzione} il dispiacere della perdita o mancanza di un bene, anzi molte volte cagiona del tutto esso solo questo dispiacere, che non proveremmo in verun modo, se mancassimo di quel bene senza nostra colpa, se non avessimo avuta occasione di acquistarlo ec. Il qual sentimento umano che si fa sentire {{o prevedere,}} nella stessa occasione, e ci spinge, anzi sforza a profittarne, quasi anche contro nostra voglia, ho cercato di esprimerlo nella Telesilla. Molte volte un'occasione perduta, ancorchè senza nostra colpa, ci addolora sommamente della mancanza di un bene, che per l'addietro nulla ci pesava. Ed allora la nostra consolazione, e l'ordinaria operazione della nostra mente, è cercare di persuaderci che noi non abbiamo veruna colpa nella perdita di quella occasione, e che essa non poteva servirci, e doveva necessariamente esserci inutile,  1401 e quasi non fosse stata ec. (28. Luglio 1821.).