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Spavento.

Fright.

262,3 2803,1

Spavento, prodotto dalla vista della beltà, e dal primo concepimento di un qualunque desiderio vivo.

Fright, produced by the sight of beauty and by the first moment of conceiving any intense desire.

3443,1

[262,3]  Lo spavento e il terrore sebbene di un grado maggior del timore, contuttociò bene spesso sono molto meno vili, anzi talvolta non contengono nessuna viltà: e possono cadere anche negli uomini perfettamente coraggiosi, al contrario del timore. P. e. lo spavento che cagiona l'aspetto di una vita infelicissima o noiosissima e lunga, che ci aspetti ec. {{Lo spavento degli spiriti, così puerile esso, e fondato in opinione così puerile, è stato (ed ancora è) comune ad uomini coraggiosissimi. V. la p. 531, e 535.}}

[2803,1]  Altro è il timore altro il terrore. Questa è {passione} molto più forte {e viva} di quella, e molto più avvilitiva dell'animo e sospensiva dell'uso della ragione, {+anzi quasi di tutte le facoltà dell'animo, ed anche de' sensi del corpo.}  2804 Nondimeno la prima di queste passioni non cade nell'uomo perfettamente coraggioso o savio, la seconda sì. Egli non teme {mai,} ma può sempre essere atterrito. Nessuno può debitamente vantarsi di non poter essere spaventato. (21. Giugno 1823.).

[3443,1]  Quante volte diss'io Allor pien di spavento, Costei per {fermo} nacque in paradiso. * Petr. Canz. Chiare fresche e dolci acque. Καὶ γελάϊς δ᾽ ἱμερόεν∙ τό μοι ᾽μὰν Καρδίαν ἐν στήϑεσιν ἐπτόασεν * Saffo ap. Longin. sezione 10. È proprio dell'impressione che fa la bellezza  3444 (e così la grazia e l'altre illecebre, ma la bellezza massimamente, perch'ella non ha bisogno di tempo per fare impressione, e come la causa esiste tutta in un tempo, così l'effetto {è} istantaneo) è proprio, dico, della impressione che fa la bellezza su quelli d'altro sesso che la veggono o l'ascoltano o l'avvicinano, lo spaventare; e questo si è quasi il principale e il più sensibile effetto ch'ella produce a prima giunta, o quello che più si distingue e si nota e risalta. E lo spavento viene da questo, che allo spettatore o spettatrice, in quel momento, pare impossibile di star mai più senza quel tale oggetto, e nel tempo stesso gli pare impossibile di possederlo com'ei vorrebbe; perchè neppure il possedimento carnale, che in quel punto non gli si offre affatto al pensiero, anzi questo n'è propriamente alieno; ma neppur questo possedimento gli parrebbe poter soddisfare e riempiere il desiderio ch'egli concepisce di quel tale oggetto; col quale ei vorrebbe diventare una cosa stessa (come profondamente, benchè in modo scherzevole osserva Aristofane nel Convito di Platone): ora ei non vede che questo possa mai essere.  3445 La forza del desiderio ch'ei concepisce in quel punto, l'atterrisce per ciò ch'ei si rappresenta {subito} tutte in un tratto, benchè confusamente, al pensiero le pene che per questo desiderio dovrà soffrire; perocchè il desiderio è pena, e il vivissimo e sommo desiderio, vivissima e somma, e il desiderio perpetuo e non mai soddisfatto è pena perpetua. Ora a lui pare e che quel desiderio non sarà mai soddisfatto (o non ne vede il come, e gli par cosa troppo ardua e difficile e improbabile), e ch'esso non sarà mai per estinguersi da se medesimo, come quando proviamo un dolor vivissimo, ci pare a prima giunta ch'ei sarà perpetuo, e che ne sia impossibile la consolazione, e che niuna cosa mai lo consolerà. Tutto questo accade principalmente (ed oggimai unicamente) ai giovani prima d'entrar nel mondo, o sul loro primo ingresso (talvolta, e non di rado, ancora ai fanciulli). I quali e son più suscettibili di vivezza d'impressione e di vivezza di desiderio ec., e sono inesperti del quanto presto e facilmente l'amore  3446 o si dilegui o si soddisfaccia, e del come; e che al mondo non v'ha cosa veramente amabile; e di quanto sia facile ottenere ogni cosa ch'ei brama da quegli oggetti ch'ei stima inaccessibili ec. ec.