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Virtù. Fu sinonimo di forza, e non si disse che delle virtù forti.

Virtue. Was a synonym of strength, and referred only to strong virtues.

2215,1 3134,1 4268,6

[2215,1]  Virtù presso i latini era sinonimo di valore, fortezza d'animo, e anche s'applicava in senso di forza alle cose non umane, o inanimate, come virtus Bacchi, cioè del vino, virtus virium, ferri, herbarum. V. onninamente il Forcellini. Anche noi diciamo virtù per potenza, virtù del fuoco, dell'acqua, de' medicamenti ec. V. la Crusca. Virtù insomma presso i latini non era propriamente altro che fortitudo, applicata particolarmente all'uomo, da vir. E anche dopo il grand'uso  2216 di questa parola presso i latini, tardò ella molto a poter essere applicata alle virtù non forti non vive per gli effetti e la natura loro, alla pazienza (quella che oggi costuma), alla mansuetudine, alla compassione ec. Qualità che gli scrittori latini cristiani chiamarono virtutes, non si potrebbero nemmen oggi chiamar così volendo scrivere in buon latino, benchè virtù elle si chiamino nelle sue lingue figlie, e con nomi equivalenti nelle altre moderne. Di ἀρετή (da ἄρης) V. i Lessici, e gli etimografi: sebbene la sua etimologia, perchè parola più antica, o più anticamente frequentata dagli scrittori, sia più scura. E così credo che in tutte le lingue la parola significativa di virtù, non abbia mai originariamente significato altro che forza, vigore, (o d'anima o di corpo, o d'ambedue, o confusamente dell'una e dell'altro, ma certo prima e più di  2217 questo che di quella). Tanto è vero che l'uomo primitivo, e l'antichità, non riconosce e non riconobbe altra virtù, altra perfezione nell'uomo e nelle cose, fuorchè il vigore e la forza, o certo non ne riconobbe nessuna che fosse scompagnata da queste qualità, e che non avesse in elle la sua essenza, e carattere {principale,} e forma di essere, e la ragione di esser virtù e perfezioni. (3. Dic. 1821.).

[3134,1]   3134 3. E ciò tanto più, quanto l'idea che noi abbiamo della virtù è ben diversa da quella che s'aveva a' tempi d'Omero. La virtù qual suol essere concepita dai moderni ha la fortuna assai più nemica, che non quella virtù concepita dagli antichissimi, la quale consisteva quasi tutta o principalmente nella forza e nel coraggio; qualità che, se non sempre, certo assai spesso son seguite (anche oggidì) dalla fortuna, e molto giovano a conseguirla. Ond'era tanto più ragionevole e conveniente che a quei tempi l'eroe del poema epico, il quale dev'esser sommamente virtuoso, si scegliesse felice, perchè quella virtù in ch'ei si doveva rappresentare eccellente, conduce infatti alla felicità, e il mostrar ch'ella non avesse conseguito il proprio intento, l'avrebbe mostrata imperfetta, come quella che non {era} bastata a produrre quel ch'ella suole, e a che ella naturalmente serve e conduce. Massime che gli uomini sogliono giudicar dai successi,  3135 ed estimare assolutamente la natura, le qualità, {il grado, il valore} e la propria bontà delle cose dai loro effetti. Ma la virtù modernamente considerata, è per sua stessa natura, non solo non conducente, ma pregiudizievole alla fortuna. Questo discorso ha massimamente luogo ne' tempi più moderni, in che l'idee morali, e per cagione del Cristianesimo e per altro, sono più raffinate, e sempre più tanto si raffinano quanto più divengono inutili, e tanto si perfezionano e sottilizzano in teoria, quanto si vanno segregando affatto dalla pratica. Ma proporzionatamente le dette considerazioni sono anche applicabilissime ai tempi di Virgilio; e in fatti la virtù di Enea è immensamente diversa da quella di Achille, e il tipo di perfetto eroe concepito e voluto esprimere da Virgilio fu diversissimo, e in buona parte contrario, a quello di Omero.

[4268,6]  È notabile ancora e caratteristico delle antiche nazioni il modo come essi nominavano l'opposto dell'uomo di garbo, cioè il malvagio. Δειλός timido, codardo, vale anche malvagio presso gli antichissimi (Casaub. ad Athenae. l. 15. c. 15. poco dopo il mezzo). Viceversa κακός malvagio è usato continuamente e con proprietà di lingua, per codardo, o da nulla; ignavus. Così ἀγαϑός ed ἐσϑλός e simili, per valoroso, utile, prode, strenuus. Similmente bonus e malus presso i latini. Φαῦλος da nulla, {da poco}, spesso è il medesimo che tristo, cattivo (come vaurien in franc.), tanto di uomo, quanto di cosa. Χρηστός è utile e buono (similmente χρηστóτης); ἄχρηστoς inutile {e cattivo.}