[1158,1] E siccome la prosodia greca era già formata ai tempi
d'Omero, (sia ch'egli la trovasse, o
la formasse da se) la latina lo fu tanti e tanti secoli dopo, così fra la poesia
dell'una e dell'altra lingua si osserva una notabile differenza in questo
proposito, la quale conferma grandemente il mio discorso. Ed è che nella poesia
latina se una parola finita per vocale è seguita da un'altra che incominci per
vocale, l'ultima vocale della parola precedente è mangiata dalla seguente, si
perde, e non si conta fra le sillabe del verso. All'opposto nella poesia greca
non è mangiata, nè si perde o altera in verun modo, e si conta per sillaba, come
fosse seguita da consonante; fuorchè se il poeta non la toglie via del tutto,
surrogandole un apostrofo. Così dico dei dittonghi nello stesso caso, parimente
elisi nella poesia latina, e intatti nella greca.