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[1199,2]  Il metafisico non deve lasciarsi imporre dai nomi, ma distinguere le diverse cose che si denotano sotto uno stesso nome. {+V. in tal proposito p. 1234-36 e specialmente p. 1237.} Un colore isolato e vivo, che piace, si chiama bello, e non è. Un suono isolato che diletta, senza gradazioni nè armonia, non appartiene al bello. Bellezza non è altro che armonia e convenienza. Bruttezza è sproporzione e sconvenienza. {Queste sono proposizioni non contrastate da nessun filosofo, per poco che abbia osservato.} Quali cose si convengano o disconvengano insieme, si crede che la natura dell'uomo l'insegni, e che dipenda dall'ordine primordiale e necessario delle cose, e questo io lo nego. La quistione è qui. Dove non entra armonia nè convenienza, la quistione non entra. Una cosa che piace senza armonia nè convenienza, appartiene alla sfera di altri piaceri. Quel colore vivo, ci diletta, perchè i nostri organi son così fatti, che quella sensazione li solletichi gradevolmente.  1200 Questa è sensazione {(dipendente dall'arbitrio della natura circa il[le] quali cose sieno piacevoli a questa o a quella specie di esseri)} e non idea; e quindi il detto piacere, benchè venga per la vista, non appartiene alla bellezza, più di quello che vi appartenga il piacere che dà un cibo alle papille del nostro palato, o il piacere venereo ec. (Lascio che anche questi tali piaceri non sono assoluti neppure dentro i limiti di una sola specie, anzi neppure di un solo individuo, e dipendono sommamente, almeno in gran parte, dall'assuefazione.) L'uomo è più inclinato al suo simile giovane, che al suo simile vecchio. Così anche gli altri animali. Questa non è idea, ma inclinazione, {tendenza,} e passione; ed è fuori della teoria del bello, perch'è fuori ancora della sfera dell'armonia. Le tendenze sono innate e comuni a tutti gli uomini; le idee no. Ma nel detto caso la mente non giudica; bensì il fisico dell'uomo si sente inclinato, e trasportato. Non tutti i piaceri che vengono per la vista appartengono alla bellezza, sebbene gli oggetti che producono i detti piaceri, si chiamano ordinariamente belli; ma quelli soli che derivano dall'armonia e convenienza, sì delle parti fra loro, sì del tutto col suo fine.

1237,11410,11237,1