[1547,1] Osservate quell'uomo disperatissimo di tutta quanta
la vita, disingannatissimo d'ogni illusione, e sul punto di uccidersi. Che cosa
credete voi ch'egli pensi? pensa che la sua morte sarà o compianta, o ammirata,
o desterà spavento, o farà conoscere il suo coraggio, a' parenti, agli amici, a'
conoscenti, a' cittadini; che si discorrerà di lui, se non altro per qualche
istante con un sentimento straordinario; che le menti si esalteranno almeno di
un grado sul di lui
1548 conto; che la sua morte farà
detestare i suoi nemici, l'amante infedele ec. o li deluderà ec. ec. Credete voi
ch'egli non tema? egli teme, (sia pur leggerissimamente) che queste speranze non
abbiano effetto. Io son certissimo che nessun uomo è morto in mezzo a qualche
società senza queste speranze e questi timori, più o meno sensibili; e dico
morto, non solo volontariamente, ma in qualche modo. {+E s'egli è mai vissuto nella società ec. morendo anche
nel deserto, e quivi anche di sua mano, spera (sia pur lontanissimamente)
che la sua morte quando che sia verrà conosciuta ec. V. p. 1551.} Tanto è lungi dal vero che la
speranza o il desiderio possano mai abbandonare un essere che non esiste se non
per amarsi, e proccurare il suo bene, e se
non quanto si ama. (22. Agos. 1821.).
1551,1Suicidio.1551,1