[1597,2] Primieramente ricordatevi di ciò che ho spiegato
altrove p. 96
p. 115, che la debolezza corporale giova, e il vigore nuoce
all'esercizio e allo sviluppo delle facoltà mentali massime appartenenti alla
ragione. E viceversa l'esercizio e lo sviluppo di queste facoltà nuoce
estremamente al vigore e al ben essere del corpo. Onde Celso fa derivare l'indebolimento degli
1598 uomini e le malattie dagli studi, e ciascun
pensatore o studioso ne fa l'esperienza in se, quanto al deterioramento
individuale del suo corpo. Nè solamente per le fatiche, ma in centomila altri
modi lo sviluppo della ragione nuoce al corpo, colle pene che cagiona, coi mali
che ci scuopre, e che ignoti non sarebbero stati mali, coll'inattività corporale
a cui ci spinge anche per massima, e coi tanti begli effetti che costituiscono
la natura della civiltà, e dello stato presente del mondo, derivato quasi tutto
dallo sviluppo della ragione. Se dunque l'infinito sviluppo della ragione
costituisce la perfezione propria dell'uomo, la natura, torno a dire, è in
contraddizione, perchè la perfezione di una parte nuoce a quella dell'altra, e
fino arriva a distruggere {questa parte,} tanto a poco
a poco, quanto in un punto mediante il suicidio. Anzi non solo la perfezione di
una parte nuoce a quella dell'altra, ma una perfezione di una stessa parte o del
tutto nuoce ad un'altra perfezione manifestamente voluta dalla natura.