[2501,1] Certo è che non ripugna alla natura nè delle lingue,
nè degli uomini, nè delle cose, e non è contrario ai principii eterni ed
essenziali dell'eleganza, del bello ec. che gli uomini di una nazione esprimano
un certo maggiore o minor numero d'idee
2502 con parole
e modi appresi e ricevuti da un'altra nazione, che sia seco loro in istretto e
frequente commercio, com'è appunto la Francia rispetto a
noi (ed anche agli altri europei) per la letteratura, per le mode, per la
mercatura eziandio, e generalmente per l'influenza che ha la società e lo
spirito di quella nazione su di tutta la colta europa.
Torno a dire che questo non ripugna naturalmente al bello, se quelle voci e modi
non sono di forma assolutamente discorde e ripugnante alle forme della propria
lingua. E tale si è appunto il caso nostro. Bisogna dunque cercare {un'altra cagione fuori della natura generale e
immutabile,} perchè questo barbarismo distrugga sensibilmente
l'eleganza, e non possa stare seco lei. Egli è pur certo, e tutti i maestri
dell'arte l'insegnano e raccomandano, e io l'ho spiegato e dimostrato altrove
p.
1324
p.
1337
pp. 1806-807
pp. 1917-20 , che non
solo il pellegrino giova all'eleganza, ma questa non ne può
2503 fare a meno, e non viene da altro se non da un parlare ritirato
alquanto (più o meno) dall'uso ordinario, sia nelle parole, sia ne' loro
significati, sia ne' loro accoppiamenti, nelle metafore, negli aggiunti, nelle
frasi, nelle costruzioni, nella forma intera del discorso ec. Or come dunque il
barbarismo, ch'è un parlar pellegrino, il barbarismo dico, quando anche non
ripugni dirittamente, anzi punto, all'indole generale e all'essenza della
lingua, nè all'orecchio e all'uso de' nazionali, in luogo di riuscirci elegante,
ci riesce precisamente il contrario, e incompatibile coll'eleganza? Ecco com'io
la discorro.
1324,11337,1europaFrance