[2503,1] I primi scrittori e formatori di qualsivoglia
lingua, e fondatori di qualsivoglia letteratura, non solo non fuggirono il
barbarismo, ma lo cercarono. {+V. Caro, Apologia, p. 23-40. cioè
l'introduzione del Predella.} Tolsero voci e modi {e
forme e metafore e maniere di stile e costruzioni ec.} (e questo in
gran copia) dalle lingue madri, dalle sorelle, e anche dalle affatto aliene,
2504 massimamente se a queste, benchè aliene,
apparteneva quella letteratura sulla quale essi si modellavano, e dalla quale
venivano derivando e imparavano a fabbricar la loro. Dante è pieno di barbarismi, cioè di maniere e voci
tolte non solo dal latino, ma dall'altre lingue o dialetti ch'avevano una tal
qual dimestichezza o commercio colla nostra nazione, e in particolare di
provenzalismi (che vengono ad essere appunto {presso a
poco} i gallicismi, tanto abominevoli oggidì); de' quali abbondano
parimente gli altri trecentisti, e i ducentisti ec. Di barbarismi abbonda Omero, com'è bene osservato dagli
eruditi: di barbarismi Erodoto: di
barbarismi i primi scrittori francesi ec.