[2513,1] Queste verità sono confermate dalla storia di
qualunque letteratura e lingua. La purità dell'Atticismo non divenne un pregio
nell'idea de' greci, nè fu sinonimo d'eleganza presso loro, se non dopo che i
greci ebbero a udire ed usare familiarmente voci e frasi forestiere. Omero, Erodoto, Senofonte medesimo
(specchio d'Atticismo) erano
2514 stati elegantissimi
con voci e frasi forestiere, poco usate da' greci de' loro tempi; anzi per mezzo
appunto d'esse voci e frasi, fra l'altre cose. Non si pregia la purità, nè anche
si nomina, se non dopo la corruzione, cioè quand'essa e[è] pellegrina. E prima della corruzione si pregia il
forestiero perchè pellegrino. Ennio,
Plauto, Terenzio, Lucrezio ec. specchi della eleganza latina, son pieni di grecismi,
cioè di barbarismi. Al tempo di Cicerone, di Orazio, e molto più
di Seneca, di Frontone ec. che l'italia
parlava già mezzo greco, erano sorti i zelanti della purità, e il grecismo
lodato in Plauto e in Cecilio
Oraz.
ad
Pison.) era impugnato ne' moderni, e proibito affatto da'
pedanti, e usato con moderazione dai savi, e Cicerone se ne scusa spesso, e loda ed ama e deplora la purità
dell'antico sermone, e la favella di sua nonna, ch'al tempo di sua nonna tutti i
buoni scrittori posponevano al grecismo, quanto potevano
2515 farlo senza riuscire oscuri presso un popolo allora ignorante del
forestiero, e del greco, e delle voci e frasi che non fossero nazionali. Dal
che, e non da altro, e forse dalla stessa poca loro perizia del greco, nacque
che gli antichi scrittori latini, benchè abbondanti di grecismi e barbarismi,
pur si riputassero e fossero modelli del puro sermone Romano, rispetto agli
scrittori più moderni. E lo stesso dico degli antichi italiani.