[3152,1] Da questa digressione, non aliena, cred'io, dal
proposito, tornando in via, ci resta a considerare come sia strano e quasi
assurdo che Omero in tempi feroci abbia
tanto fatto giuocare la compassione nel suo poema, n'abbia fatto un interesse
principale e finale, abbia seguito e ottenuto il suo intento in modo che anche
oggidì, mancato l'altro interesse all'iliade, non si può forse
tuttavia legger cosa che
3153 tanto interessi, non
avesse riguardo di far cadere ed esaggerare la compassione {quasi unicamente}
sopra i nemici de' greci suoi compatriotti, a' quali scriveva, i quali non
istimavano gran fatto la gerosità[generosità]
verso il nemico, anzi apprezzavano la qualità opposta; e che i poeti moderni
abbiano fatto ed espressamente esclusa la compassione dal grado d'interesse
finale, abbiano per lo più evitato di farne cader più che tanta sopra i nemici
della parte e dell'Eroe da lor presi a lodare (la compassione per Clorinda nella
Gerusalemme non dava scrupolo al Tasso perch'ei la fa morir convertita, {e nel med. canto la scuopre per cristiana di genitori e di
nazione;} sì ch'ella cade in ultimo, secondo l'intenzione finale del
poeta, sopra una Cristiana), ec. ec. In verità egli sarebbe stato credibile, e
certo {egli avrebbe dovuto} accadere, tutto
l'opposto.