[3162,1] Venendo oramai a ristringere il mio discorso, dico
che l'iliade, benchè, oltre al non esser noi greci, sieno corsi
da ch'ella fu scritta o cantata, ben ventisette secoli, con tutte quelle
innumerabili e sostanzialissime diversità che sì lungo tratto di tempo ha
portato allo spirito ed alle circostanze esteriori
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e interiori dell'uomo e delle nazioni, c'interessa senz'alcun paragone più che
l'Eneide scritta in tempi tanto posteriori,
e più conformi ai nostri, ed aiutata {pur} grandemente
come ho detto, dall'interesse medesimo della iliade; più che la
Gerusalemme, più che altri tali poemi, i quali, massimamente
rispetto all'iliade, si possono dir nati l'altro ieri. Dico
c'interessa estremamente di più, intendendo dell'interesse totale e finale, e
risultante da tutto il poema, e diffuso e serpeggiante per tutto il corpo del
medesimo. Il quale interesse così inteso, manca quasi affatto ai poemi che dalla
iliade derivarono; perocchè non bisogna confonder con esso,
il piacere che ci cagiona la lettura di
tali poemi, derivante dallo stile, dalle immagini, dagli affetti, e da tali
altre cose che non hanno essenzialmente a far coll'ultimo e principale scopo e
scioglimento del poema; nè anche i particolari (o episodici o non episodici)
interessi qua e là sparsi, non finali nè continui
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o perpetui, e nascenti da questa o da quella parte e non dall'insieme e dal
tutto del poema; nè anche finalmente quell'interesse che può nascere dal
semplice intreccio, interesse di pura curiosità, che non aspira nè corre ad
altro che a voler essere informato dello scioglimento del nodo, conosciuto il
quale, esso interesse finisce; interesse pochissimo interessante, e
superficialissimo nell'animo; interesse che può esser sommo in poemi, drammi ed
opere di niuno interesse, anzi non è mai nè sommo nè principale nè anche molto
notabile e sensibile, se non se in poemi, drammi ed opere di niun intimo e
profondo interesse e di pochissimo valor poetico, perchè il destare, pascere e
soddisfare la curiosità non è effetto che abbia punto che fare colla natura
della poesia, nè le può esser altro che accidentale e secondario. Or dunque i
poemi derivati dalla iliade, leggonsi con molto piacere, destano
di tratto in tratto alcuno interesse più o men vivo e durabile,
3165 ma essi mancano quasi affatto di quell'interesse
totale, finale e perpetuo, di cui l'iliade, dopo 27 secoli, appo
uomini non greci, sommamente abbonda, e dal quale si dee senza fallo misurare il
pregio e il grado di bontà del complesso e dell'intero di un poema epico,
siccome d'ogni altro poema.