[3327,1] Un italiano ancorchè pienamente istruito in tutto
ciò che si richiede oggidì {in qualsivoglia luogo} a un
perfetto uomo di lettere, ancorchè sommamente ricco d'immaginazione e di cuore,
ancorchè fecondissimo e gravido di pensieri propri, importantissimi,
profondissimi, novissimi, d'invenzioni, d'idee d'ogni genere convenientissime al
tempo; ancorchè osservatore, meditatore, ragionatore senza pari; ancorchè
peritissimo di tutte l'arti e artifizi dello
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stile; volendo perfettamente scrivere in italiano, ed essendo, per ogni altro
riguardo, capacissimo di perfettamente scrivere; si trova mancare affatto della
lingua in cui possa farlo, non solo perfettamente, ma pur mediocrissimamente. A
questo tale è duopo apprestarsi prima di tutto una lingua colle sue mani. Ma
questa in qual modo? Manco difficile sarebbe il crearsela. Se
l'italia non avesse che una lingua imperfettissima,
{ristrettissima} e bambina, manco difficile sarebbe
a un grande ingegno il perfezionarla, {l'arricchirla, il
dilatarla,} il condurla a maturità. Ma l'italia
ha una lingua altrettanto perfetta quanto immensa; bensì da lungo tempo
dismessa, e però impropria a' di lui bisogni, a' quali ella non fu ancor mai per
alcuno adattata nè adoperata. Conviene adunque indispensabilmente che l'ingegno
da noi supposto, innanzi di porsi a scrivere, perfettamente impari questa lingua
infinita, che tutta l'abbracci, che la si converta in succo e sangue, che se
{ne} renda risolutissimo {e} pienissimo {possessore e} padrone, che
n'abbia per le dita e il tutto e fino alle menome parti franchissima e
speditissimamente.
3329 Come senza ciò potrebb'egli
derivarne e farne nascere e pullulare in guisa che paia del tutto spontanea, una
lingua conforme alla natura e a' bisogni de' moderni tempi e delle moderne
cognizioni, la qual sembri {e sia} onninamente una
coll'antica? come commettere insieme quella con questa per modo che nulla appaia
la commissura? Ma questa lingua essendo antica, egli non la può già imparar
dalla balia, ma gli conviene apprenderla per istudio; essendo infinita {e in se diversissima,} egli non la può apparare con
istudio nè breve nè leggero, ma solo con lunghissimi sudori, e profonde ricerche
sulle sue proprietà, e continuo esercizio di leggerla e di scriverla, e assiduo
ed attentissimo studio de' suoi classici che sono in grandissimo numero. E così
facendo, troverà, e sempre più si persuaderà, che siccome della lingua greca si
dice, così della italiana si può dire, lei essere veramente infinita, e tale
ch'egli è impossibile di tutta abbracciarla, e mai non viene quel giorno che
nuove conoscenze intorno a essa lingua non si possano
3330 acquistare, nè che il cammino sia terminato. Ma senza andare agli
eccessi; sebbene nulla v'ha qui d'esagerato; senza però voler conservare una
troppo grande esattezza nel ragionamento; supponendo ancora, {com'è il vero,} che un grande e felice ingegno possa arrivare a
comprender coll'animo e possedere, se non tutta quanta la nostra lingua, {pur} tanta parte di lei che la cognizione e la
domestichezza d'essa parte, gli basti a poter sulle fondamenta, sull'ordine, sul
disegno dell'antica lingua fabbricare come una continuazione d'edificio la
moderna; veggasi quanto a costui convien travagliare innanzi di poter far uso
de' suoi pensieri. Ella è cosa certa che la vera cognizione e padronanza di una
lingua come l'italiana, domanda, per non dir troppo, quasi una metà della vita,
e dico di quella cognizione e padronanza ch'è indispensabile a chiunque debba
veramente ristorarla. Ma la scienza, la sapienza, lo studio dell'uomo, non
domandano tutta la vita? e quella immensa moltiplicità di cognizioni piccole e
grandi, quella universalità che
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quasi generalmente a ogni uomo di lettere, ma ch'è sommamente necessaria al
filosofo; la cognizione ed uso e pratica di tante altre lingue antiche e moderne
e de' loro autori, letterature ec. domandano poca parte di tempo? Certo è
veramente dura e deplorabile {oggidì} la condizione
dell'italiano il quale avesse nella sua mente cose degne d'essere scritte e
convenienti a' nostri tempi; perocch'egli, anche volendo usare la maggior
semplicità del mondo, non avrebbe una lingua naturale in cui scrivere (come
l'hanno i francesi ec. atta a potervi subito scrivere, com'ei l'abbiano
competentemente coltivata e studiata), nè il modo di bene esprimere i suoi
concetti gli correrebbe mai alla penna spontaneo, ma converrebbe ch'{egli} si fabbricasse l'istrumento con cui significar le
sue idee. E d'altronde ella è ben ardua e difficile la condizione di un ingegno
quantunque si voglia grande e colto, al quale oltre la grande impresa di
ristorare la letteratura italiana, e dare {o mostrare}
all'italia una letteratura propria moderna,
3332 quasi ciò fosse poco, converrebbe in prima
necessariamente aprirsi la via col ristorare la lingua italiana e dare
all'italia una lingua nazionale moderna, quasi questa
ancora non fosse per se sola un'impresa sufficiente a una vita intera e ad un
eccellente ingegno.