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[3593,1]  Ritornando al Tasso, molto ingegnoso è quel modo in ch'egli proccura, quasi espressamente prevenendo le obbiezioni de' rettorici, di mostrar  3594 l'accordo de' suoi due Eroi nella sua opera, e che dal loro esser due, non nasca nel suo poema duplicità d'interesse. Parla l'anima di Ugone a Goffredo, e dice di Rinaldo (c. 14. stanza 13.) Perchè-lece. * Colle quali parole {+poste nell'altrui bocca} il Tasso viene molto chiaramente a dire ai pedanti e a' detrattori in persona propria: Gli eroi del mio poema son due, ma l'interesse è un solo, perchè una è l'impresa e {uno} il fine a cui servono entrambi. Ma questa distinzione metafisica, accettata ancora e predicata da' precettisti (indipendentemente dal negozio del Tasso), e da molti ancora di buon giudizio, non si avvera mai nell'animo de' lettori {#1. Dicono i precettisti che le persone {d'ugual merito} possano esser più, purchè l'interesse sia un solo (così ne' drammi, così nell'epopea {ec.}). E si pregiano molto di questa distinzione, come acuta e sottile e ben giudiziosa. Ora i due suddetti termini non possono stare insieme.} Due Eroi d'ugual merito, o che servano alla stessa impresa, o che ad imprese diverse, fanno nell'animo de' lettori due distinti interessi (che tanto più s'offuscano l'uno coll'altro, quanto men sono diversi, e più tra loro somiglianti od uguali, e concordi): perocchè questi due Eroi sono sempre per verità, nell'animo de' lettori, due ben separate persone, e non già una sola, come vorrebbe il Tasso, della quale l'un degli Eroi sia capo, l'altro mano; o {sieno} che che si voglia.