[3599,1] Difficilmente si può concepire {vivo} interesse per una persona, non solo finta, ma neppur vera e
viva, senza una specie d'amore. Parlo di quello interesse che altrove ho
distinto, cioè che ne' poemi o romanzi o storie o simili non nasce dalla pura
curiosità, e nella vita non nasce da qualche cosa di cotale o dalla cura de'
proprii vantaggi (il quale interesse sarebbe p. se, non per altrui), o da che
che si voglia di simil fatta. La semplice stima non ha sede nel cuore, e non
tocca in alcun modo al
3600 cuore. Or l'interesse così
inteso come noi dobbiamo {e vogliamo} intenderlo in
questo discorso, o dev'esser tutto nel cuore, o il cuore non può far che non
v'abbia parte. Si può veder nella vita, che non si prova interesse efficace e
sensibile per persona alcuna, {il quale} risieda al
tutto fuori del cuore. O gratitudine, o naturale consanguineità, o simpatia o
altra cosa qualunque che produca tale interesse, il cuore v'ha sempre parte. E
dov'ei non l'ha, o quello non è vero interesse, ma egoismo (come chi s'interessa
per chi gli è utile o piacevole, o tale lo spera, e ci s'interessa con relazione
diretta {e immediata} a se medesimo e al suo proprio
vantaggio), o è ben debole, e per lo più inefficace, come quello ch'è prodotto
dal solo dovere in quanto dovere, sia di natura sia di che che si voglia, o da
altra tale cagione. Or quello interesse ch'è tutto nel cuore, o dove il cuore ha
parte, o è amore o specie di amore. Non può dunque il poeta render molto
interessante colui ch'e' non sa o non si propone di rendere amabile. E proprio
della poesia il destar la meraviglia e pascerla. Ma oltre che questa passione
3601 non può esser molto durevole, e quando pure lo
fosse, il maraviglioso, s'altro non l'accompagna, presto sazia; l'interesse che
può concepirsi per una persona solamente ammirabile, non può esser che
debolissimo. Si può dir di questo interesse appresso a poco quel medesimo che
abbiam detto dell'interesse prodotto e sostentato dalla curiosità (il quale può
anche esser più durevole di quello, perchè la curiosità può durar molto più
della meraviglia, la quale spesso, e ne' poemi forse sempre, si è l'obbietto
della curiosità, ch'è specie di desiderio, e l'obbietto conseguito, per poco
spazio diletta). E tornando a mirar nella vita, possiamo veder tuttodì quanto
sia debole e inefficace {e passeggero} l'interesse che
producono l'ammirazione o la stima ancorchè somma; seppure interesse alcuno,
degno veramente di tal nome, è mai prodotto da queste qualità. Or dunque
volgendoci a' poemi epici veggiamo {{nell'Odissea}} che Ulisse, molto stimabile, in molte parti ammirabile e
straordinario, in nessuna amabile, benchè sventurato per quasi tutto il poema,
niente interessa. Ei non è giovane, {+anzi n'è ben lontano,} benchè Omero si sforza di
3602 farlo apparire ancor
giovane e bello per grazia speciale degli Dei, di Minerva ec. o per una meraviglia (che niente ci
persuade perchè inverisimile), piuttosto che per natura, anzi contro natura. Ma
il lettore segue la natura, malgrado del poeta e Ulisse non gli pare nè giovane nè bello. Le qualità
nelle quali Ulisse eccede, sono {in gran parte altrettanto}
{forse} odiose {quanto}
stimabili. La pazienza non è odiosa, ma tanto è lungi da essere amabile, che
anzi l'impazienza si è amabile. {#1.
Certamente l'eccesso della pazienza, massime nella conversazione e nelle
tenui relazioni giornaliere degli uomini si può dir che sia odiosa, o certo
dispiacevole, o almen dispregevole, e lo spregevole è non solo inamabile, ma
quasi odioso, e chi è disprezzato, oltre che non può essere amato nè
interessare, difficilmente è senza un certo odio o avversione. La pazienza è
di tutte le virtù forse la più odiosa o la meno amabile, e ciò massimamente
doveva essere presso gli antichi, e presso noi ancora, quando la
consideriamo in personaggi e circostanze antiche, come in Ulisse.} Insomma ne nasce che Ulisse malgrado delle sue tante e sì
grandi e sì varie e sì nuove e sì continue sventure, e malgrado ch'ei comparisca
misero fino quasi all'ultimo punto, non riesce per niun modo amabile. E per
tanto ei non interessa. Ulisse è
personaggio maraviglioso e straordinario. I pedanti vi diranno che ciò basta ad
essere interessante. Ma io dico che no, e che bisogna che a queste qualità si
aggiunga l'essere amabile, e che quelle conducano e cospirino a produr questa,
o, se non altro con lei, sieno condite; e che il protagonista sia
maravigliosamente e straordinariamente amabile, cioè straordinario e
maraviglioso nell'
3603 amabilità, o per lo meno tanto
amabile quanto maraviglioso e straordinario.