[3659,1] E quanto al fuoco in particolare, dal quale abbiam
preso occasione di questo discorso; che ne' luoghi temperati o caldi, soli
destinati dalla natura all'uomo, e ne' quali infatti si vede che la vita de'
popoli non corrotti ancora, o men corrotti, dalla società, fu ed è più naturale
che altrove, e men bisognosa d'invenzioni e mezzi e usi
3660 ec. ascitizi, e meno effettivamente di essi contaminata e
alterata (si sa d'altronde e si vede sempre più chiaro per le storie e i
monumenti e avanzi delle memorie antichissime, {+che si vanno di dì in dì più scoprendo e
intendendo,} che un paese caldissimo fu la culla, ed io aggiungo, la
propria {e natural} sede di nostra specie); che ne'
paesi caldi, dico, la specie umana non abbia mestieri di fuoco a vivere e a ben
vivere secondo natura (non secondo società, chè la vita sociale senza fuoco non
può stare), si vede con effetto v. gr. ne' Californii; i quali, ch'io sappia,
non usano fuoco in alcun modo, vivendo in caldissima temperatura, che lor
risparmia il fuoco non men che le vesti; e cibandosi {solo} d'erbe e radici e frutta e animali che colle proprie mani
disarmate raggiungono, vincono e prendono, e altre tali cose, tutto crudo. Ma
quivi proprio, accanto a loro e tra loro, i missionarii ed altri europei quivi
stabiliti, morrebbero certo se non usassero fuoco. La necessità del fuoco non
vien dunque da' climi ec. Intanto quei Californii sono a cento doppi {nel fisico} più sani, forti, allegri d'aspetto, e certo
{nel morale e} nell'interno felici, che non questi
europei. (9. 10. Ott. 1823.).
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