[3799,1] Or dunque, poichè tutto questo è certo e dimostrato
da tutte le storie e notizie di tutte le nazioni antiche o moderne ec., poichè
da un lato è da tenere per fermissimo che la società e l'uomo non ha potuto nè
può divenir civile senza {divenir} prima e durare per
lunghissimo tempo, affatto barbaro, cioè in istato affatto contro natura; e
dall'altro lato si vuole che nello stato di società civile consista la
perfezione e felicità dell'uomo, e la condizione sua propria e vera e
destinatagli ed intesa in principio dalla natura ec.; io domando se è possibile,
se è ragionevole, il credere che la natura abbia destinato ad una specie di
esseri (e massime alla più perfetta) una perfezione e felicità, per ottener la
quale le convenisse assolutamente passare per uno {e
più} stati onninamente contrari alla
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natura sua ed alla natura universale, e quindi per uno e più stati di somma
infelicità, di somma imperfezione sì rispetto a se medesima e sì a tutto il
resto della natura. Una perfezione e felicità della quale essa specie per
lunghissimi secoli, e infiniti individui suoi per tutta la vita loro, non solo
non dovessero esser partecipi, ma averne anzi necessariamente tutto il
contrario. Una perfezione e felicità le quali esigessero assolutamente gli
estremi {delle cose} a loro {contrarie,} cioè gli estremi dell'imperfezione e dell'infelicità,
senza i quali estremi essa perfezione e felicità della specie non avrebbero mai
potuto aver luogo. Una perfezione e felicità di cui fosse proprio ed essenziale
il dover nascere dall'estrema imperfezione e infelicità della specie, e il non
poter nascere d'altronde nè senza queste. Una perfezione e felicità
ch'essenzialmente supponesse la somma corruzione e infelicitazione della specie
per moltissimi secoli, e d'infiniti suoi individui per sempre. Conseguentemente
domando se l'estrema barbarie e corruttela ch'ebbe luogo anticamente nelle
nazioni antiche o moderne, spente o superstiti, passate o presenti, che
divennero poi civili; e quella che ancora ha luogo in tanto innumerabile
quantità di popoli ancor selvaggi {ec. ec.} e che
durerà per tempo indeterminabile e forse per sempre ec. domando, dico, se questa
barbarie e corruzione, senza cui la civiltà non può nè potè nascere, fu voluta e
ordinata dalla natura, la quale, secondo costoro, volle e ordinò la civiltà
dell'uomo. Domando pertanto se tutto ciò che {di contrario
alla natura ebbe ed ha luogo} nelle società selvagge, primitive ec.,
fu ed è secondo natura. Domando se la natura rispetto
3801 all'uomo ha bisogno del suo contrario, lo esige, lo suppone. Se
fu intenzione della natura, se è cosa naturale che l'uomo divenisse e divenga
naturale (cioè perfetto) mediante l'essere stato sommamente contrario e diverso
dalla natura sua e generale. Se è proprietà dell'uomo l'acquistare la sua vera
proprietà, mediante l'averla affatto deposta e contrariata ec. ec. Se
l'antropofagia, se i sacrifizi umani, se le superstizioni, le {infinite} opinioni ed usi barbari ec. ec. le guerre
mortalissime che nell'America, unite all'antropofagia
ec., sino agli ultimi secoli, distrussero innumerabili popolazioni e spopolarono
d'uomini molti e vasti paesi, e che una volta essendo state comuni a tutti i
popoli, e ciò quando il genere umano era ancora scarso, misero necessariamente
l'intera specie in pericolo di scomparire affatto dal mondo per sua propria
opera; sono cose secondo natura, intese dalla natura, supposte, volute, ordinate
dalla natura; non accidenti, non disordini, ma secondo l'ordine, e derivanti dal
sistema naturale e da' naturali principii; necessarie al conseguimento ed
effettuamento della perfezione e felicità della specie. V. p. 3882.
e vedi la pag. 3920.
3960-1[3659,1.]