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[3773,2]  Il fatto dimostra, al contrario di quel che gli altri lo interpretano, che l'uomo è per natura il più antisociale di tutti i viventi che per natura hanno qualche società fra loro. Da che il genere umano ha passato i termini di quella scarsissima e larghissima società che la natura gli avea destinata, più scarsa ancora e più larga che non è  3774 quella destinata e posta effettivamente dalla natura in molte altre specie di animali; filosofi, politici e cento generi di persone si sono continuamente occupati a trovare una forma di società perfetta. D'allora in poi, dopo tante ricerche, dopo tante esperienze, il problema rimane ancora nello stato medesimo. Infinite forme di società hanno avuto luogo tra gli uomini per infinite cagioni, con infinite diversità di circostanze. Tutte sono state cattive; e tutte quelle che oggi hanno luogo, lo sono altresì. I filosofi lo confessano; debbono anche vedere che tutti i lumi della filosofia, oggi così raffinata, come non hanno mai potuto, così mai non potranno trovare una forma di società, non che perfetta, ma passabile in se stessa. Nondimeno ei dicono {ancora} che l'uomo è il più sociale de' viventi. Per società perfetta non intendo altro che una forma di società, in cui gl'individui che la compongono, per cagione della stessa società, non nocciano gli uni agli altri, o se nocciono, ciò sia accidentalmente, e non immancabilmente; una società i cui individui non cerchino sempre e inevitabilmente di farsi male gli uni agli altri. Questo è ciò che vediamo accadere fra le api, fra le {formiche, fra i}  3775 castori, {fra le gru} e simili, la cui società è naturale, e nel grado voluto dalla natura. I loro individui cospirano tutti e sempre al ben pubblico, e si giovano scambievolmente, unico fine, unica ragione del riunirsi in società; e se l'uno nuoce mai all'altro, ciò non è che per accidente, nè il fine e lo scopo di ciascheduno è immancabilmente e continuamente quello di soverchiare o di nuocere in qualunque modo altrui. {+E talora gli uni fanno male ad alcun degli altri, o tutti ad un solo o a pochi, per lo solo oggetto del ben comune o del ben dei più, come quando le api puniscono le pigre. Nol fanno già esse per il bene di un solo. {+Nè chi 'l fa, lo fa pel solo ben suo, anzi pel bene ancora di chi è punita.} Ed anche questo far male ad alcuno è un cospirare al ben comune.} Ma nelle società umane quello non si trovò mai, questo sempre. Leggi, pene, premi, costumi, opinioni, religioni, dogmi, insegnamenti, coltura, esortazioni, minacce, promesse, speranze e timori di un'altra vita, niente ha potuto far mai, niente è {nè sarà} bastante di fare, che l'individuo di qualsivoglia società umana, conformata come si voglia, non dico giovi altrui, ma si astenga dall'abusarsi, o vogliamo dire dal servirsi di qualunque vantaggio egli abbia sugli altri, per far bene a se col male altrui, dal cercare di aver più degli altri, di soverchiare, di volgere in somma quanto è possibile, tutta la società al suo solo utile o piacere, il che non può avvenire senza disutile e dispiacere degli altri individui. Infinite {e diversissime} furono  3776 {e sono} le forme dei costumi, delle opinioni, delle istituzioni, de' governi, le varietà delle leggi ec. infinite e diversissime quelle che i filosofi {ec.} in tutti i secoli e nazioni civili hanno immaginato ed immaginano e che non sono mai state poste in effetto, ma in ciascuna di queste forme è sempre avvenuto, o certo sempre avverrebbe il medesimo. Quali mezzi, quali artifizi non si sono immaginati o impiegati per impedirlo? che studio, che dottrina, che esperienza, che fatica, che forza d'ingegno si è risparmiata per ottener questo effetto? quanti geni sommi non vi si sono applicati? ma tutto è stato pienissimamente indarno; e chiunque abbia fior di giudizio dee senza difficoltà convenire, che tutto lo sarà sempre ugualmente, qualunque {affatto} nuova e strana circostanza si possa mai offrire, e qualunque novissima arte e via ritrovare. Il che insomma vuol dire che una società perfetta, e niente più perfetta che nel modo spiegato di sopra, senza il quale l'idea della società è contraddittoria ne' termini; una società, dico, perfetta fra gli uomini, anzi pure una società vera è impossibile. Or come può star che sia impossibile, se la natura ce l'avesse  3777 destinata, e se l'uomo fuor di una tal società non potesse conseguire la sua perfezione e felicità naturale? Veggiamo pur che quella società ch'è stata destinata dalla natura ad animali tanto inferiori a noi, è stata sempre fin dal principio, ed è costantemente, perfetta nel suo genere, bench'essi non abbiano avuti e non abbiano nè legislatori, nè filosofi, nè esperienze d'altre forme di società ec. Veggiamo eziandio ch'ella è perfetta, non pure nel genere suo, ma rispetto al genere ed all'idea della società assolutamente, la quale importa, moltitudine maggiore o minore d'individui cospiranti in una o altra forma al bene di tutta la moltitudine, e ad essa in niun modo mai, se non accidentalmente, pregiudicanti; del resto poi comunicanti tra se più o meno, e moltissimo o pochissimo; ciò nulla rileva, purchè in tanto cospirino al ben comune, in quanto e' comunicano insieme, poco o molto che ciò sia. Non dobbiamo dunque dedurre da tutto il sopraddetto, sì ragioni, sì esperienze di tanti e tanti secoli, che il genere umano per natura, o non è destinato a società veruna tra se, o (com'è vero) è destinato ad un genere, o per meglio dire, ad un grado di società diverso affatto da tutti quelli che in esso lui ebbero luogo dal primissimo principio del suo (così detto) dirozzamento, fino al dì d'oggi? Cioè ad una scarsissima comunione de' suoi individui tra loro, nella qual comunione, in quanto ella si stendeva ed esigeva, ciascuno avrebbe cospirato al comun bene degl'individui in essa compresi, e niuno, se non  3778 per caso, gli avrebbe nociuto; onde sarebbe risultata agli uomini una specie di società perfetta in se stessa e relativamente ai subbietti suoi proprii, e perfetta in ordine all'idea ed alle condizioni essenziali della società assolutamente considerata. La quale specie di società essendosi bentosto perduta, niun'altra specie di società perfetta ha potuto mai rimpiazzarla in non so quante migliaia d'anni, nè mai la rimpiazzerà, perchè la natura non si rimpiazza, nè più d'una sola perfezione (cioè del suo naturale stato) può convenire a niuna specie d'esseri creati, e quindi non più d'una felicità.

3788,13803,1