[4324,1] Ma posto che Omero componesse veramente e meditatamente i suoi canti, in modo da
ricordarsene esso poi sempre, e da insegnarli altrui, allora, esclusa anche
ogn'idea di piano, non sarà poi fuor di luogo il supporre tra questi canti una
certa tal qual relazione; il pensare che Omero nel compor gli uni, si ricordasse degli altri che aveva
composti, e intendesse di continuarli, o vogliamo dire, di continuare la
narrazione, senza (torno a dire) tendere perciò ad una meta. Anzi questa
supposizione è più che naturale, trattandosi di canti che hanno un argomento
comune: è certo che Omero nel compor gli
uni {di mano in mano,} si ricordava de' precedenti. E
non è egli verisimile che li cantasse sovente tutti ad uno
4325 stesso uditorio, oggi un canto, domani un altro? che l'uditorio
s'invogliasse di ascoltar domani la continuazione della storia d'oggi?
(ricordiamoci che allora non v'erano altre storie che in versi) che Omero nel cantare i suoi diversi {componimenti} seguisse un ordine, quello de' fatti? (sia
il medesimo o altro da quello che si trova oggi ne' suoi poemi) che seguisse
anche quest'ordine nel comporli, cioè, che dopo aver cominciato dove il caso
volle, andasse avanti immaginando e narrando, soggiungendo oggi al racconto di
ieri, senza (ripeto ancora) mirar mai ad altro, che a tirare innanzi la
narrazione?