[4325,1] Così sarà spiegata plausibilmente quella tal quale
unità, quanto si voglia larga, ma sempre unità, che si trova ne' suoi poemi, e
massime nell'Odissea, nella quale bisogna pur convenire che è ben
difficile il non riconoscere un legame qualunque tra le parti, una continuità
nel racconto, un insieme, ed anche un principio e fine, nelle avventure
romanzesche di quell'eroe. Ed osservo di più, che nell'uno e nell'altro poema,
{ma più nell'iliade,} moltissimi
sono quei tratti di considerabile lunghezza, ai quali non si potrebbe mai dare
un titolo a parte, che non fosse frivolo; staccati dal rimanente, non hanno
nessuna ragionevole importanza, e riuscirebbero noiosissimi; essi non possono
interessare che dipendentemente dalla relazione e connessione che hanno col
resto del racconto, come accade ne' poemi scritti con piano determinato; e in se
stessi non offrono un argomento che potesse mai parer degno d'esser cantato
isolatamente. Questi tratti sono troppo numerosi, troppo lunghi, e formano
troppo gran parte
4326 de' due poemi, perchè si possano
credere interpolati appostatamente da' diascheuasti per mettere de la liaison tra i canti di Omero.