[4326,2] L'infanzia dell'arte in Omero, è annunziata ancora p. e. dalla {sterile} soprabbondanza degli epiteti, usati fuor di
luogo, senza causa o proposito, e spessissimo, com'è noto, a sproposito. Lo
stesso per l'appunto fanno i fanciulli quando scrivono i loro esercizi di
rettorica: essi non sono mai semplici, anzi più lontani che alcun altro dalla
semplicità. Così la maniera di Omero ha
una certa naturalezza, ma non semplicità. Quella era effetto del tempo, {non dell'autore:} i fanciulli non l'hanno, perchè hanno
letto, hanno che imitare, ed imitano. Ma la semplicità, come ho detto e
sviluppato altrove pp. 3047-50, è sempre effetto dell'arte; {+sempre opera dell'autore e non del
tempo.} Chi scrive senz'arte, non è semplice. Omero anzi cercava tutt'altro che il semplice, cercava
l'ornato, e quella sua naturalezza che noi sentiamo, fu contro sua voglia. I
poeti greci posteriori hanno abbondanza di epiteti per imitazione di Omero: i più antichi però ne hanno meno,
e più a proposito. {{V. p. 4328. capoverso 2., e
la pag. 4350.
fin.}}