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[4343,1]  Dalle bellissime ed acutissime osservazioni del Wolf (Prolegom. ad Homer. §. 17. Halis Saxonum 1795, vol. 1. p. lxx-lxiii[lxxiii].) dalle quali risulta che, secondo ogni verisimiglianza, il principio della cultura della prosa e le prime opere di prosatori appresso i greci, furono contemporanee all'epoca in cui la scrittura appresso i medesimi divenne di comune uso, e tale da poterne far de' volumi; anzi che scripturam tentare et communi usui aptare {plane} idem videtur fuisse, atque prosam tentare et in ea excolenda se ponere * (p. lxxii.), il che accadde sul principio del 6. sec. av. G. C. (p. lxx.); da queste osservazioni, dico, si raccoglie la vera causa del fenomeno, in apparenza singolare, che presso tutte le nazioni, nel loro primo ingresso alla civiltà, la letteratura poetica ha preceduto la prosaica: fenomeno osservato da moltissimi, da nessuno, {nè prima nè dopo Wolf,} bene spiegato, e tuttavia naturalissimo, ovvio {e semplicissimo.} Chi potea mai pensare a comporre in prosa prima dell'uso (facile, comune, in carta o simili materie portabili, non in bronzo o marmo o legno) della scrittura? come conservare tali composizioni? Parlare in prosa, anche a lungo, si poteva, e parlavasi, raccontavasi in  4344 prosa, arringavasi, e simili, {ancora in pubblico; ma nè i parlatori nè gli altri pensavano a desiderare non che a proccurar durazione a tali prose, stantechè} nessuno neppur sospettava la possibilità che tali prose si conservassero, perchè la memoria non le potea ritenere. Da altra parte, gli uomini inclinati naturalmente alla poesia ed al canto, come apparisce dal vedere che quasi tutte le nazioni selvagge hanno delle poesie, poetavano e componevano in versi: da prima senza speranza nè disegno che questi si conservassero, non più che i discorsi in prosa; poi, visto che la memoria potea ritenerli, si pensò, si provvide alla loro conservazione: quando il conservarli e l'impararli fu divenuto cosa comune, quando vi furono degli uomini che ne fecero un mestiere (i rapsodi appo i greci), allora naturalmente anche la composizione de' versi divenne una specie d'arte; fu più accurata, più colta; infine v'ebbe una letteratura poetica; e ciò senza scrittura, e mentre che la prosa, non ancora coltivata in niun modo perchè non conservabile, era affatto lontana dal poter far parte di letteratura. Quindi è naturale che quando la scrittura fu divenuta comune e però si potè comporre in prosa, questa fosse infante, mancasse l'arte, mentre la poesia era già molto avanzata; {e la lingua poetica fosse già formata da'[da] più secoli mentre la prosaica era anco informe.} Vedi la p. 4238. capoverso 2. V'ebbe una letteratura assai prima della scrittura, cioè del comune uso di essa{:} ma tal letteratura non fu e non poteva essere che poetica. {{V. p. 4354.}}