[4357,1] Si obbietterà la drammatica. Direi che la drammatica
spetta alla poesia meno ancora che l'epica. Essa è cosa prosaica: i versi vi
sono di forma, non di essenza, nè le danno natura poetica. Il poeta è spinto a
poetare dall'intimo sentimento suo proprio, non dagli altrui. Il fingere {di avere} una passione, un carattere ch'ei non ha (cosa
necessaria al drammatico) è cosa alienissima dal poeta; non meno che
l'osservazione esatta e paziente de' caratteri e passioni altrui. Il sentimento
che l'anima al presente, ecco la sola
musa ispiratrice del vero poeta, il solo che egli provi inclinazione ad
esprimere. Quanto più un uomo è di genio, quanto più è poeta, tanto più avrà de'
sentimenti suoi propri da esporre, tanto più sdegnerà di vestire un altro
personaggio, di parlare in persona altrui, {d'imitare,}
tanto più dipingerà se stesso e ne avrà il bisogno, tanto più sarà lirico, tanto
meno drammatico. In fatti i maggiori geni {e poeti} che
hanno coltivata la drammatica, {+(coltivata perchè l'hanno creduta poesia, {ingannati dal
verso,} come Virgilio fece
un poema epico perchè credè che Omero ne avesse fatto),} peccano sempre in questo, di dar
se stessi più che altrui. {V. p. 4367.} L'estro del drammatico è
finto, perch'ei dee fingere: un che si sente mosso a poetare, non si sente mosso
che dal bisogno d'esprimere de' sentimenti ch'egli prova veramente {V. p. 4398.} Noi ridiamo delle Esercitazioni de'
sofisti: che avrà detto Medea ec. che direbbe uno il quale ec. Così delle Orazioni di finta occasione, come tante nostre del 500,
cominciando dal Casa. Or che altro è
la drammatica? meno ridicola perchè in versi? Anzi l'imitazione è cosa prosaica:
in prosa, come ne' romanzi, è più ragionevole: così nella nostra commedia,
dramma in prosa, ec.