[585,1] Nella natura e nell'ordine delle cose bisogna
considerare la disposizion primitiva, l'intenzione, il come le cose andassero da
principio, {il come piaccia alla natura che vadano, il come
dovrebbero andare;} non la necessità, nè il come non possano non
andare. Ed egli è certissimo che, sebben l'ordine delle cose andava naturalmente
nell'ottimo modo possibile, e regolarissimamente, contuttociò andava alla buona; e la massima parte delle
cagioni corrispondeva agli effetti sufficientemente (che questo si richiede
{alla provvidenza dell'effetto voluto:} la
sufficienza della causa), non necessariamente. E ciò non solo negli uomini, ma
negli animali, e in tutti gli altri ordini di cose. E perciò appunto si trovano
e accadono tuttogiorno nel mondo tanti inconvenienti, aberrazioni, accidenti
particolari contrari all'ordine generale: e non parlo già di quelli soli che
derivano da noi, ma di quelli indipendenti
586 affatto
dall'azione e dall'ordine nostro. I quali accidenti che si chiamano mali,
disastri, ec. danno tanto che fare ai filosofi, i quali non vedono come possano
aver luogo nell'opera della natura: ed alcuni sono stati così temerari, che
siccome la ragione nelle sue piccole opere si sforza di escludere la possibilità
d'ogni accidente particolare contrario a quel tal ordine generale; così hanno
creduto che {se} la ragione umana avesse presieduto
all'opera della natura, questi accidenti non avrebbero avuto luogo. Ma {le dette imperfezioni accidentali} non entrano nel piano
della natura, (sebbene neppur questo possiamo dire non conoscendo l'intero
ordine ed armonia delle cose): {non ne} sono però
matematicamente e necessariamente esclusi; e sono da lei quasi permessi, in quel
modo come dicono i Teologi che Dio permette il peccato, ch'è sommo male e
imperfezione, ma accidentale: e in ogni modo il piano, il sistema, la macchina
della natura, è composta e organizzata in altra maniera da quella della ragione,
e non risponde all'esattezza matematica.