[779,1] Conchiuderò con una osservazione che benchè fatta, io
credo, da altri, tuttavia merita di essere ripetuta, perchè sia sempre più
780 considerata e sempre meglio svolta. Non solamente i
bisogni della lingua aumentano e si rinnuovano tuttogiorno, ma i mezzi della
lingua, senza la novità delle parole, tuttogiorno diminuiscono. Quante voci e
modi e frasi che una volta erano e usitatissime, e naturalissime, e chiarissime,
e comunissime, ed utilissime efficacissime espressivissime frequentissime nel
discorso, ora per essere antiquate, o non son chiare, o anche potendosi
intendere, anche essendo chiarissime, non si debbono nè possono usare perchè non
riescono e non cadono naturalmente, e manifestano e sentono quello che sopra
ogni cosa si deve occultare, lo studio e la fatica dello scrittore. Questo
accade in ogni lingua; tutte si vanno rinnovando, cioè dismettendo delle
vecchie, e adottando delle nuove voci e locuzioni. Se questa seconda parte viene
a mancare, la lingua non solamente col tempo non crescerà nè acquisterà, come
hanno sempre fatto {tutte le lingue colte o non colte,}
e come si è sempre inculcato a tutte le lingue
781
colte, ma per lo contrario perderà continuamente, e scemerà, e finalmente si
ridurrà così piccola e povera e debole, che o non saprà più parlare nè bastare
ai bisogni, o ricorrerà alle straniere; ed eccoti per un altro verso che quello
stesso preteso preservativo contro la barbarie, cioè la intolleranza della
giudiziosa novità, la condurrebbe alla barbarie a dirittura. E per parlare
particolarmente della lingua italiana non vediamo noi negli effetti 1. quanto le
lingue sieno soggette a perdere delle ricchezze loro: 2. come perdendo da una
parte e {non} guadagnando dall'altra, la lingua non più
per vezzo (che oramai il vezzo del francesismo è fuggito, anzi temutone da tutti
gli scrittori italiani il biasimo e il ridicolo) ma per decisa povertà e
necessità imbarbarisca? Prendiamoci il piacere di leggere a caso un foglio
qualunque del Vocabolario e notiamo tutte quelle parole {e frasi ec.} che sono uscite fuor d'uso, e che non si
potrebbero usare, o non senza difficoltà. Io credo che nè meno due terzi del
vocabolario
782 sieno più adoperabili effettivamente nè servibili in
nessuna occasione, nè merce mai più realizzabile. Queste perdute, infinite altre
che sebbene dimenticate e fuor d'uso, sono però ricchezza viva e realissima
(come spesso necessarissima) perchè chiare a chiunque, e ricevute facilmente e
naturalmente dal discorso e dagli orecchi di chi si voglia, ma tuttavia sono
abbandonate e dismesse per ignoranza della lingua (la quale in chi maggiore in
chi minore, in quasi tutti si trova, perchè il pieno possesso dell'immenso
tesoro della lingua non appartiene oggi a nessuno neanche de' più stimati per
questo); finalmente la mancanza delle voci nuove adatte e necessarie alla novità
delle cose, costringono gli scrittori d'oggidì a ricorrere alla barbarie,
trovando la lingua loro del tutto insufficiente ai loro concetti, benchè sempre
poverissimi, triti, ordinari, triviali, ristrettissimi, scarsissimi; e benchè
spesso anzi per lo più vecchissimi e canuti.
3860,2