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[3860,2]  Egli è costante, ed io in molti luoghi l'ho sostenuto pp. 754-56 pp. 780-83 [p. 794] [p. 795],  3861 che crescendo le cose, la lingua sempre si accresce e vegeta. Ma appunto per la stessa ragione, arrestandosi e mancando la vita, si ferma e impoverisce e quasi muore la lingua, com'è avvenuto infatti dal 600 in qua agli spagnuoli ed a noi, le cui lingue di ricchissime e potentissime che furono, si sono andate e si vanno di mano in mano continuatamente scemando, restringendo e impoverendo, e sempre più s'impoveriscono e perdono il loro esser proprio, e le ricchezze lor convenienti, cioè le proprie, perchè le altrui ch'esse acquistano, molto incapaci d'altronde di compensare le loro perdite, non sono di un genere che si convenga alla natura loro. Veramente le dette lingue vanno morendo. Perchè in fatti la spagna e l'italia, dal 600 in qua, e negli ultimi tempi massimamente, non ebbero e non hanno più vita, non solo nazionale, ch'elle già non sono nazioni, ma neanche privata. Senz'attività, senza industria, senza spirito di letteratura, d'arti ec. {senza spirito nè uso di società,} la vita degli spagnuoli e degl'italiani si riduce a una routine d'inazione, d'ozio, d'usanze vecchie e stabilite, di spettacoli e feste {regolate} dal Calendario, di abitudini ec. Mai niuna novità fra {loro} nè nel pubblico nè nel privato, di sorta nessuna che dimostri in alcun modo la vita. Tutto quello ch'e' possono fare si è di ricevere in elemosina un poco di novità sia di cose, sia di costumi, sia di pensieri, e quasi un fiato di falsa ed aliena vita, dagli stranieri. Questi sono che ci muovono  3862 quel pochissimo che noi siamo mossi. Se noi non siamo ancora dopo un sì rapido corso del resto d'europa allo stato e grado in cui era la civiltà umana due o tre secoli addietro, (e gli spagnuoli vi sono quasi ancora, e noi siam pure addietro delle altre nazioni), son gli stranieri soli che ci hanno portati avanti. Noi non abbiam fatto un passo nella carriera, nè abbiamo nulla contribuito all'avanzamento degli altri, come gli altri hanno fatto ciascuno per la sua parte. Noi non abbiam camminato, noi siamo stati trasportati e spinti. Noi siamo e fummo affatto passivi. Quindi è ben naturale che noi siam passivi nella lingua eziandio, la quale segue sempre e corrisponde perfettamente alle cose. Noi abbiam pochissima conversazione, ma questa pochissima è straniera; conversazione italiana non esiste; quindi è ben naturale che la conversazione d'Italia non sia fatta in lingua italiana, e tutto ciò che ad essa appartiene, {+e questo è moltissimo, e di generi assai moltiplice, e coerente con molte parti della vita, costumi, letteratura ec.} sia espresso in voci straniere, e non abbia in italiano parole nè modi che lo significhino. Noi non possiamo avere lingua propria moderna perchè oggi non viviamo in noi, ma quanto viviamo è in altri, e per altrui mezzo, e di vita altrui, ed anima e spirito e fuoco non nostro. Poichè la vita ci vien d'altronde, è ben naturale che di fuori e non altrimenti, ci venga la lingua che in questa vita usiamo. E così dico della letteratura. E quel che dico dell'italia, dico  3863 altresì della Spagna, la quale però dal 600 in poi (come anche al suo buon tempo) vive e ha vissuto men dell'italia, non per altro se non perchè meno communicando cogli stranieri, men vita ha ricevuto di fuori, {+non che per se stessa ell'abbia avuto molto men vita di noi,} e forse anche per suo carattere è meno atta a tal comunione, e a ricevere la vita altrui. E quindi la sua lingua e letteratura, isterilendosi, decrescendo, scemando, perdendo e riducendosi a nulla quanto la nostra ha fatto, si è forse contuttociò meno imbarbarita ec. della nostra: che non so se si debba contare per maggior male o bene ec. (10-11. Nov. 1823.).

Conversazione alla francese. Non si può fare in buono italiano.Ricchezza delle lingue.746,1779,1785,1794,1europaItaliaItaliaItaliaItaliaIspagnaIspagna