[838,2] Come queste qualità giovino alla universalità di una
lingua, è manifesto già per se stesso, ma lo sarà anche più per le segg.
considerazioni. Un effetto naturale di dette qualità, è che il linguaggio degli
scrittori, o nulla
839 poco differisca dal familiare, e
comune alla nazione. Così accade alla Francia, il
contrario in italia, il contrarissimo nel latino. Questo
effetto cagiona che, quella stessa lingua che si parla trovandosi scritta, 1. se
ne dimezzi per così dire la difficoltà: 2. le persone volgari, o la
conversazione qualunque alta o bassa dei parlatori di quella lingua, sia tanto
buona maestra e propagatrice di essa presso gli stranieri, fuori o dentro il
paese, come lo possano essere gli scrittori: 3. e per lo contrario gli scrittori
lo siano tanto, quanto i negozianti, i viaggiatori, e chiunque parla quella
lingua cogli stranieri, sì nel suo proprio paese come fuori: 4. quindi e i
parlatori e gli scrittori propaghino tutti unitamente una sola e stessa lingua
ovvero linguaggio; o vogliamo dire due linguaggi così poco differenti, che
inteso qualsivoglia de' due, senza nessuna fatica s'intenda e si parli anche
l'altro. Effetto notabilissimo: perchè l'influenza degli scrittori è somma nel
propagare una lingua; ma d'altra parte per mezzo degli scrittori, non può mai
divenire
840 universale, se da essi non s'impara a
parlarla cioè usarla; ed allora potrà esser divulgata per solo studio e
ornamento, com'era una volta l'italiana: l'influenza de' parlatori è somma, ma
minore assai, se non cospira con quella degli scrittori, se per mezzo di essa
non {si} viene a capo di mettersi in relazione col
resta[resto] della nazione, colla totalità
per così dire di essa, il che non si può fare se non per mezzo degli scrittori,
e tanto più, quanto più questi sono divulgati intesi e letti dalla totalità
della nazione, e non dalla sola classe letterata. La unione di queste due
influenze, partorisce dunque un effetto massimo. Lo straniero di qualunque
condizione, per qualunque circostanza, per qualunque inclinazione, per qualunque
professione, per qualunque mezzo, per qualunque fine, abbia dovuto, abbia
voluto, si sia abbattuto ad apprendere quella lingua, è padrone di tutta quanta
ella è, di parlarla e intender chi la parla, di leggerla, di scriverla, di
usarla comunque le aggrada, nella conversazione, nel commercio, e al tavolino;
di mettersi in communicazione con tutta
841 quella
nazione che la parla o scrive, e con tutti quegli stranieri che l'adoprano in
qualunque modo e per qualunque motivo. Il letterato che l'ha appresa per
istruirsi, e per conoscere quella letteratura; il negoziante che l'ha appresa
per usi di mercatura; quegli che l'ha appresa senza studio, e per sola pratica o
de' nazionali, o de' forestieri ec. ec. tutti sono appresso a poco nello stesso
grado, ed hanno gli stessi vantaggi.
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