[848,1] Questa declinazione della lingua greca dal suo primo
sentiero, e costume ed indole, si può far manifesto ancora considerando la
lingua d'Isocrate. Il quale è tanto
famoso per la delicatissima cura che poneva nella scelta e collocazione delle
parole, nella struttura ed armonia de' periodi, che si potrebbe credere ch'egli,
quantunque pel tempo appartenga a quegli
849 antichi
scrittori ch'io ho distinto da' più moderni, pel carattere però della sua lingua
appartenesse piuttosto a quegli ultimi. E pure la sua cura, qualunque fosse, è
così nascosta, la sua lingua, la collocazione {e
l'ordine} delle sue parole, la struttura de' periodi, e dell'orazione,
così facile, piana, semplice, naturale, spontanea, che non solo non si allontana
dalla primitiva indole della sua lingua, ma riesce anche più chiaro e facile e
stralciato di parecchi altri degli ottimi; e certo non meno di veruno di essi.
Tanto che a paragonare Isocrate
stimato l'elegantissimo e l'accuratissimo degli ottimi scrittori greci, col meno
elegante e lavorato de' buoni, si troverà questo, molto più difficile, e men
piano e svolto di lui. Sicchè, come da Senofonte
{ed Erodoto}
conosciamo qual fosse la semplicità e la soavità, da Tucidide e Demostene la forza e il nervo di quella antica lingua greca, così da
Isocrate conosciamo qual ne fosse
la eleganza, e la galanteria; e quanto diversa da quella che sotto questo nome
fu introdotta
850 ne' secoli e dagli scrittori ancor
buoni e notabilissimi, ma non ottimi, della greca letteratura.