[906,1] Dico inevitabilmente, supposti i progressi o la durata
del dispotismo, e del presente stato delle nazioni, le quali due cose, secondo
l'andamento dei tempi, il sapere che regna ec. non pare che per ora, possano far
altro che nuovi progressi, o pigliar nuove radici. E in questo caso, dico
inevitabilmente, sì per l'egoismo naturale dell'uomo, e conseguentemente del
principe, egoismo il cui effetto è sempre {necessariamente} proporzionato al potere dell'egoista; sì ancora
perchè dato che sia l'esempio, e preso il costume questo andamento, la cosa si
rende necessaria anche a chi non la volesse. E
907 che
ciò sia vero, osservate. Come si potrebbe rimediare a questo costume, ancorchè
egli sia in ultima analisi arbitrario e dipendente dalla volontà? Con un accordo
generale dei principi, di tutti coloro che possono mai guerreggiare? Non ignoro
che questo accordo si tentò, o si suppose che si tentasse o proponesse al
Congresso di Vienna. E certo l'occasione era l'ottima che
potesse mai darsi, ed altra migliore non si darà mai. So però che nulla se n'è
fatto. Forse avranno conosciuta l'impossibilità, che realmente vi si oppone.
Primo, qual è oggi la guarentia de' trattati, se non la forza o l'interesse?
Qual forza dunque o quale interesse vi può costringere a non cercare il vostro
interesse con tutte le forze che potete? Secondo, (e questo prova più
immediatamente che, anche volendo, non si può rimediare) chi si fida di un
trattato precedente, in tempo di guerra? Chi non conosce quello che ho detto qui
sopra nel primo luogo? e generalmente, chi non conosce la natura universale e
immutabile dell'uomo? Se dunque il principe conosce tutto ciò, dunque sospetta
del suo nemico; dunque anche non volendo, è obbligato a tenersi e provvedersi in
modo ch'egli sappia resistere quanto più si può, a qualunque forza {che} il nemico voglia impiegare per attaccarlo. Chi è
colui che possa levar mille uomini, e ne levi cento, non sapendo se il nemico
l'assalterà
908 con cento o con mille, anzi avendo più
da creder questo che quello? E quando si fosse fatto l'accordo generale, e
osservatolo per lungo tempo, tanto maggiore sarebbe il vantaggio proposto a chi
improvvisamente rompesse il patto: e quindi presto o tardi questo tale non
mancherebbe. Ciò lo metterebbe in pieno possesso del suo nemico, e dopo un
esempio solo di questa sorta, ognuno diffiderebbe, nessuno vorrebbe
sull'incertezza arrischiare il tutto, e tutti ritornerebbero al primo costume.
{{E ciò si deve intendere non meno in tempo di guerra che
di pace,}}
{+essendo sempre continuo il pericolo che
i governi portano l'uno dall'altro. E ciò ancora è manifesto dal fatto, e
dalle grandi forze che si tengono ora in tempo di pace, così che non c'è ora
un tempo dove un paese resti disarmato, {anzi non bene
armato,} a differenza sì de' tempi antichi, sì de' secoli
cristiani anteriori a questi ultimi.}
Vienna