[908,1] Da tutto ciò segue che le armate non solo non
iscemeranno più, ma cresceranno sempre, cercando naturalmente ciascuno di
superare l'altro con tutte le sue forze, e le sue forze stendendosi quanto
quelle della nazione: che quindi le nazioni intiere, come fra gli antichi, si
scanneranno scambievolmente, ma non, come fra gli antichi, spontaneamente, e di
piena volonterosità, anzi vi saranno cacciate per marcia forza; non odiandosi
scambievolmente, anzi essendo in piena indifferenza, e forse anche bramando di
esser vinte (perchè, ed anche questo è notabile, perduto l'amor di patria, e
l'indipendenza interna, la novità del padrone, {e delle
leggi, governo ec.} non solo non è odiata nè temuta, ma spesso
desiderata e preferita) non per il proprio bene, ma per l'altrui; non per il ben
comune, ma di uno solo; anzi di quei soli che abborriranno più di qualunque
altro,
909 e più assai di chi combatteranno; insomma non
secondo natura, nè per effetto naturale, ma contro natura assolutamente. E lo
stesso dite di tutte le altre conseguenze del dispotismo, sì rispetto alla
guerra, come indipendentemente da essa. Cioè i popoli, sì per causa delle
proprie e delle altrui armate, sì astraendo da ciò, saranno smunti, impoveriti,
disanguati, privati delle loro comodità, impedita o illanguidita l'agricoltura,
collo strapparle i coltivatori, {e collo spogliarla del
prodotto delle sue fatiche;} inceppato e scoraggiato il commercio e
l'industria, collo impadronirsi che farà del loro frutto, il sempre crescente
dispotismo ec. ec. ec. In somma le nazioni, senza odiarsi come anticamente,
saranno però come anticamente desolate, benchè senza tumulto, e senza violenza
straordinaria; lo saranno dall'interno più che dall'estero, e da questo ancora,
secondo le circostanze ec. ec. E tutto ciò non già verisimilmente, o senza una
stabile e necessaria cagione, ma per conseguenza immancabile della natura umana,
la quale non perchè sia diversa e peggiore ne' principi, ma semplicemente come
natura umana, li porterà inevitabilmente a tutto questo; e il fatto già lo
dimostra in moltissime e grandissime parti. E tutto ciò senza ricavarne
quell'entusiasmo, quel movimento, quelle virtù, {quel valore,
quel coraggio, quella tolleranza dei mali e delle fatiche, quella costanza,
quella forza,} quella vita pubblica e individuale, che derivava agli
antichi anche dalle stesse grandi calamità: anzi per lo contrario, crescendo in
proporzione delle moderne calamità,
910 il torpore, la
freddezza, l'inazione, la viltà, i vizi, la monotonia, il tedio, lo stato di
morte individuale, e generale delle nazioni. Ecco i vantaggi dell'incivilimento,
dello spirito filosofico e di umanità, del diritto delle genti creato,
dell'amore universale immaginato, dell'odio scambievole delle nazioni distrutto,
dell'antica barbarie abolita. {+Queste mie
osservazioni sono in senso tutto contrario a quello dell'Essai
ec. loc. cit. da me p.
888 il quale fa derivare la moltitudine delle armate moderne
dallo spirito ed odio nazionale, ed egoismo delle nazioni, ed io (credo
molto più giustamente) dalla totale ed ultima estinzione di questo spirito,
e quindi di quest'odio, e di questo egoismo.}