[4366,2]
Alla p. 4362.
Alterum errorem iam
sublatum puto
*
(cioè già riconosciuto generalmente dagli
eruditi), quo ex falsa notatione nominis ῥαψῳδοῦ
collegerunt quidam, versatam esse operam eorum in versib. passim
excerpendis et consarcinandis ad modum Centonum, quales ex Hom. a sanctis animis facti
exstant, ridiculę ineptiae in summa gravitate rerum.
*
Wolf. §. 23. p. xcvi - ii.
Tolto questo errore (che per altro è ancora comune nel volgo degli studiosi), il
solo nome di rapsodi e di rapsodie sarebbe dovuto bastare ad avvertirci che le
poesie omeriche non furono che canti staccati; siccome la tradizione costante
dell'antichità che da Pisistrato, o
per suo ordine, fossero primieramente
raccolti e ordinati {come ora sono} i versi d'Omero, {(Wolf. §. 33.), doveva} bastare a mostrarci sì la
suddetta cosa, e sì che Omero e gli
altri non lasciarono scritte quelle poesie. Pure per iscoprir queste verità ci è
voluto acume grande, per avanzarle ardire, e fino a Wolf è avvenuto in questa ciò che avviene ancora in
mille altre cose, e talune più gravi assai, che gli uomini non hanno alcuna
difficoltà di conciliare, o piuttosto di congiungere ciecamente insieme credenze
e nozioni
4367 incompatibili.