[981,1]
Alla p. 740.
La lingua greca si era conservata sempre pura, in gran parte per la grande
ignoranza in cui erano i greci del latino. La quale si fa chiara sì da altri
esempi che ho allegati in altro pensiero p. 44 (cioè quelli
di Longino nel giudizio timidissimo
che dà di Cicerone, e di Plutarco nella prefazione alla Vita di
Demostene, della quale v. il Toup ad Longin. p. 134.) sì ancora da questo, che
laddove i latini citavano ad ogni momento parole e passi greci, {colle lettere greche,} gli scrittori greci non mai {citavano {o usavano} parole latine se
non con elementi greci,} e con maraviglia, e come cosa unica notò il
Mingarelli in un'opera di Didimo Alessandrino, Teologo del quarto
secolo, da lui per la prima volta pubblicata, due o tre parole latine
barbaramente scritte in caratteri latini. (Didym.
Alexandr.
De Trinitate Lib. 1. cap. 15. Bonon.
typis Laelii a Vulpe 1769. {fol.} p. 18. gr. et
lat. cura Johannis Aloysii
Mingarellii. Vide ib. eius not. 3. e la Lettera a Mons.
Giovanni Archinto
Sopra un'opera inedita di un antico teologo
stampata già in Venezia nella Nuova Raccolta
del Calogerà 1763. tomo XI.
e ristampata nell'Appendice alla detta opera: Capo 3. pag. 465. fine
- 466. principio. viaf31987047del che non si troverà
982 così facilmente altro esempio in altro
scrittore greco.) {+Il che
dimostra sì che gli stessi scrittori sì che i lettori greci erano
ignorantissimi del latino, da che gli scrittori non giudicavano di poter
citare parole latine, com'elle erano scritte; e di rado anche le usavano
in lettere greche, al contrario de' latini rispetto alle voci greche e
passi greci in caratteri latini ec.} Quanto poi i greci
dovessero lottare colle circostanze per mantenersi in questa verginità anche prima di Costantino, e dopo la conquista della
Grecia fatta dai Romani si può raccogliere da queste
parole del Cav. Hager, nel luogo cit.
qui dietro (p. 980.)
p. 245. zibbibl142Basta consultare la celebre opera di
S.
Agostino, De civitate Dei,
onde vedere quanto i Romani al medesimo tempo
erano solleciti d'imporre non solo il loro giogo, ma anche la loro
lingua a' popoli da loro sottomessi: Q212318Opera data est, ut imperiosa
civitas, non solum iugum, verum etiam linguam suam, domitis
gentibus per pacem societatis, imponeret (Lib. XIX, cap.
7.)
Ai Greci medesimi, dice Valerio Massimo, non davano giammai
risposta che in lingua latina: Q3738259illud quoque magna
perseverantia custodiebant, ne Graecis unquam nisi latine
responsa darent, (Lib. II., c. 2. n. 2.)
e ciò quantunque la lingua greca fosse tanto
famigliare a' Romani; nulla dimeno per diffondere la lingua latina
obbligavano perfino que' Greci, che non la sapevano, a spiegarsi per
mezzo di un interprete in latino: Q3738259Quin etiam... per interpretem loqui
cogebant... quo scilicet latinae vocis honos per omnes gentes
venerabilior diffunderetur. (ibid.).
739,1988,11033,3Lingue.Greci. Loro lingua, letteratura, carattere ec.
ec.Greci, ignoranti del latino ec.Romani. Latini. Loro lingua, carattere, costumi
ec.44,1739,1980,1Archinto, GiovanniAugustinusCalogerà, AngeloCicero, Marcus TulliusConstantinus, Flavius Valerius AureliusDidymus CaecusDidymus CaecusHager, JosephLonginus, CassiusLonginus, CassiusMingarelli, GiovanniMingarelli, GiovanniPlutarchus, Lucius MestriusToup, JonathanValerius MaximusDe Civitate DeiDe TrinitateDe TrinitateEsame di un articolo della Biblioteca ItalianaFactorum ac dictorum memorabilium libri IXFactorum ac dictorum memorabilium libri IXLettera sopra un'opera inedita di un antico teologoNuova Raccolta d'opuscoli scientifici e filologiciTrattato del SublimeGraeciaVen.