[1033,3] Dovunque il latino non è stato in uso se non come
lingua civile, religiosa, scritta, letteraria ec. le lingue nazionali {e volgari} sono rimaste; e in luogo che dal latino
scritto ec. derivasse e nascesse in questi luoghi una lingua figlia della
latina, la lingua volgare ha per lo contrario scacciata la latina anche dalla
scrittura, e dall'uso letterario e civile. In Germania,
1034 in Inghilterra, in
Polonia dove ne' secoli bassi si usava il latino (ed
in Polonia anche dopo), ma non mai come lingua parlata, e
solo come civile, religiosa, letteraria; non vi è nata dal latino nessuna
lingua; restano le antiche lingue nazionali, restano le lingue volgari; o
vogliamo dire, restano le lingue derivate dalle dette naturali e volgari, e la
latina è sparita dall'uso civile e dal letterario. {+Lo stesso dirò della
Grecia, dove il latino fu introdotto
solamente come lingua del governo ec. v. p. 982.
p. 983. Lo stesso pure
dell'italiano, dello Spagnuolo, del Francese, i quali parimente
scacciarono la stessa lingua lor madre, dall'uso civile, politico,
letterario. E questo si può vedere pure nell'esempio della lingua
francese introdotta come civile ec. in
Inghilterra per la conquista de' Normanni
(v. p. 1011. fine);
dell'arabica introdotta già nello stesso modo in parte della
Spagna (Andrès 2. p. 263. - 273.), e poi
similmente scacciate dalla letteratura e da ogni luogo. V. pure gli Ann. di Sc. e
lett. num. 11. p. 29 - 32.} E così
porta la natura delle cose, che non la lingua degli scrittori cambi quella del
popolo, e s'introduca nel popolo, ma quella del popolo vinca quella degli
scrittori, {i quali scrivono pure pel popolo e per la
moltitudine;} non la scritta scacci la parlata, ma la parlata superi
presto o tardi, ed uniformi più o meno la scritta a se medesima. {{V. p. 1062.}}