[638,1] Vorranno i puristi che quando manca alla lingua nostra
il vocabolo di una tal cosa, piuttosto che formarne uno nuovo, o adottarne uno
straniero, o derivarne uno da lingue antiche, si usino circollocuzioni. Lascio
quanto le circollocuzioni troppo frequenti (e converrebbe che fossero
frequentissime) tolgano di grazia, di forza, di proprietà, di rapidità al
discorso, ed inceppino, ritardino,
639 impaccino,
infastidiscano lo scrittore e il lettore, in qualunque caso. Ma dico
primieramente che si daranno infinite occorrenze, dove una di quelle cose che
non hanno vocabolo italiano, accada di esprimerla frequentissimamente, tratto
tratto, più volte nello stesso periodo. Ora quando a grande stento si sarà
trovata una circollocuzione che equivalga veramente, al che sarà spesso
necessario ch'ella sia lunghissima, come ripeterla a ogni tratto, e in un
periodo stesso più volte? come variarla, se appena se n'è trovata una che
equivalga? come abbreviarla, se tolta qualche parola, ella non ha più la stessa
forza, e non dice tutto, non esprime più quella tale idea, se non è tutta
distesa ed intera? Una parola si adatta a prendere tutte le positure,
s'introduce da per tutto, si maneggia facilmente, speditamente, e a beneplacito.
Ma una circollocuzione, un corpo grosso e disadatto, che se non ha tanto di
luogo, non può entrare o giacere, come troverà sito, dirò così, in quelle
pieghe, in quei cantoni, in quegli spicoli, in quegli spazietti,
640 in quei passaggetti, in quelle rivolte (rivolture,
rivoltatine, che in tutti questi modi si può dire, come dice il Firenzuola, le rivolture degli
orecchi
*
) in quelle giratine, in quelle
tortuosità, in quelle angustie e stretture del discorso o del periodo, così
frequenti, dove spessissimo vorrà e dovrà entrare quella tale idea, ed
entrerebbe la parola, la circollocuzione non già?
[2721,2] Della impossibilità o dannosità di sostituire ai
termini delle scienze o delle arti 1. le circollocuzioni, 2. i termini generali,
3. i metaforici e catacretici o in qualunque modo figurati, vedi Perticari loc. cit. p. 184-5. (24. Maggio
1823.).